di Maria Teresa Pontara Pederiva
Nel racconto dei suoi anni giovanili la mente corre a locali annessi alle parrocchie che si animavano delle voci di centinaia di ragazzi per interminabili partite di calcetto, a povere pareti che si coloravano con cartelloni e poster e a spazi all’aperto che si riempivano delle grida e del tifo alle partite di calcio o di pallavolo – non era così raro che i futuri campioni provenissero, come accadeva anche per la musica e il canto, dalle fila dei ragazzi dell’oratorio.
Ai - tanti - figli del baby-boom si affiancavano molti giovani cappellani, spesso anche seminaristi, che accompagnavano i ragazzi nella loro crescita verso la vita adulta.
Per chi indulge alla sterile nostalgia, è stata un’esperienza - che pure può vantare oltre 450 anni di vita - definitivamente conclusa.
Ma per ottenere una risposta oggettiva il Servizio nazionale per la Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana tra ottobre 2015 e aprile 2016 ha somministrato un questionario agli incaricati diocesani (221) per gli oratori. L’obiettivo era quello di verificare il numero di oratori presenti in ogni diocesi e alcune informazioni di tipo strutturale: giorni di apertura, attività svolte, presenza di coordinamento diocesano…. 110 sono state le risposte (73% delle diocesi al Nord, 37% al Centro e 44% al Sud) e i risultati sono confluiti in un agile libretto (“Un pomeriggio all’oratorio. La prima indagine nazionale sui centri giovanili”, di Nando Pagnoncelli testimonianza di Giacomo Poretti e postfazione di don Michele Falabretti, EDB).
Quella che emerge è una “fotografia piena di luci, ma anche di ombre – scrive Pagnoncelli – tuttavia le luci prevalgono, perché la realtà degli oratori italiani è positiva e risponde, con le sue attività diversificate, a quel vuoto di proposte rivolte alle giovani generazioni”.
Vediamo qualche numero. Gli oratori, centri parrocchiali, circoli giovanili non sono affatto scomparsi: quelli dichiarati ammontano a 5.637, ma si stima siano più di 8mila – più diffusi nelle regioni del Nord – e rappresentano gli spazi privilegiati della Pastorale Giovanile della Chiesa cattolica in Italia. Nelle diocesi del nord sono perlopiù annessi alle parrocchie, mentre al sud sono attive anche le Congregazioni religiose – tra cui, ben rappresentati Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice.
Le attività in essi proposte hanno sempre una finalità di tipo educativo. L’88% delle diocesi ha oratori aperti tutti i giorni con un’offerta che va dal gioco allo sport, dalla formazione al doposcuola, dal volontariato alle gite ai campi-scuola e ai pellegrinaggi e quasi la metà delle diocesi ha un coordinamento diocesano – fattore, questo, che determina una grande diversità nell’efficacia degli interventi educativi.
A due velocità anche l’offerta di attività e lo stato di strutture e attrezzature: in qualche caso solo calcio-balilla e un campetto esterno, in altri la presenza di un bar e persino una cucina con sala da pranzo, ma anche sale di proiezione, spazi per teatro, musica, web radio. Tra le attività quelle a sfondo ecologico-ambientale registrano solo un esiguo 25%, segno che ci vuole ancora tempo per assumere le sensibilità emerse nella “Laudato si’”.
In sintesi la realtà degli oratori rappresenta ancora un luogo “estremamente rassicurante per i genitori”, “uno snodo che intercetta le domande delle famiglie, dei giovani, dei bambini e anche degli enti pubblici locali” – a maggior ragione nel periodo estivo, quando, con le scuole chiuse, tantissimi bambini non sanno a chi affidare i propri figli – e significativa è anche l’attività di accoglienza e integrazione dei minori stranieri.
Ma c’è una differenza sostanziale nel modo di porsi delle famiglie, simile a quanto avviene da tempo nella scuola: “i genitori di oggi sono meno disponibili a condividere con altre figure di educatori il percorso formativo dei figli e preferiscono la delega accuditiva a quella educativa”.
Un anello debole sono gli educatori: non sono così rari i giovani sacerdoti, ma le figure di educatori professionali sono ancora poco radicate – ne è privo il 63% degli oratori.
Il testo di Pagnoncelli – che si avvale anche di una testimonianza dell’attore Giacomo Poretti e di un commento di don Michele Falabretti, prete bergamasco responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale giovanile – illustra la ricerca con la modalità di tabelle e diagrammi che ne facilitano la lettura e costituiscono un invito per tutti, gerarchie diocesane, congregazioni religiose, educatori e famiglie, a rimboccarsi le maniche, ciascuno per la propria parte.
“Ridestare lo stupore per la sua straordinaria e spesso trascurata memoria educativa può rappresentare il primo passo per la sua reinterpretazione nell’attuale contesto culturale” scrivevano i vescovi nel 2013 pubblicando “Il laboratorio dei talenti”, il primo documento nazionale sul tema degli oratori in Italia.
L’oratorio c’è ed è ancora vivace, ma ha bisogno anch’esso della “cura” di tutta la comunità cristiana.
Fonte: La Stampa