La prima opera salesiana in Vietnam fu un umile orfanatrofio ad Hanoi, attivo dal 1952 al 1954. A causa di diversi motivi storico-politici, solo 40 anni dopo, nel 1994, i Salesiani riuscirono lentamente a tornare a contribuire a ricostruire la Chiesa di quella regione e addirittura due dei primi Salesiani che hanno servito presso il locale Seminario Maggiore sono poi diventati vescovi diocesani – il compianto mons. Joseph Tiem, vescovo di Bui Chu dal 2001 al 2013; e mons. Peter De, vescovo di Thai Binh dal 2009.
Al momento attuale 21 Salesiani servono la gioventù e la Chiesa locale attraverso 10 presenze nel Nord del Vietnam e a settembre è stata canonicamente eretta la prima comunità, a Cat Dam.
Impiantare il carisma salesiano in questa regione, dove per decenni non c’è stata alcuna traccia di sacerdoti, non è cosa semplice. Eppure nella sua Visita d’Animazione dello scorso febbraio il Rettor Maggiore ha segnalato che “il lento, umile, ma decisivo spostamento dei Salesiani verso il Nord del paese è una visione importante per il futuro. Dobbiamo uscire dalla zona di comfort nel Sud. Siamo chiamati a portare l’amore del Buon Pastore in molti luoghi che stanno ancora aspettando una testimonianza iniziale e la proclamazione del Vangelo”. E infatti i Salesiani stanno aprendo i primi, semplici oratori – dove si gioca a pallone, si pratica la musica e si realizzano attività extra-scolastiche – e lavorano con i ragazzi delle scuole rurali, mentre anche la Famiglia Salesiana, con due comunità di Figlie di Maria Ausiliatrice, un piccolo gruppo di Salesiani Cooperatori e di Volontarie di Don Bosco, risulta in crescita.
Nella diocesi di Kontum-Pleikou, più o meno al centro del paese, è attiva la missione salesiana tra i Gia Rai, una delle 54 minoranze etniche presenti tra i 95 milioni di abitanti del paese. Essi rappresentato la gran parte dei Cattolici delle zone rurali della regione, sono circa 400.000 e il loro stile di vita tradizionale è ora minacciato dalla cultura contemporanea. Per lavorare con loro i Salesiani devono conoscere bene la loro lingua, non solo per le celebrazioni, ma anche per la vita quotidiana: i primi due Salesiani inviati tra loro hanno trascorso ben sei mesi a studiarla.
In quest’area sono presenti 9 Salesiani, che pur abitando in 6 diverse località formano un’unica comunità canonica e animano 5 parrocchie rurali, con un totale di 22 stazioni missionarie, e svolgono attività oratoriane, curano la catechesi e gestiscono diversi convitti per la popolazione indigena.
Infine, a Dong Thuan, nel Sud del Vietnam, 12 Salesiani e 3 FMA sono i responsabili di un Centro di Formazione Professionale che accoglie circa 145 ragazzi e ragazze – la maggior parte dei quali internisti – spesso etichettati come “senza speranza”, perché provenienti da famiglie problematiche, fuori dai cicli educati, cresciuti per strada o con delle dipendenze.
Sorto nel 2004, il centro lavora in primo luogo per restituire loro autostima e sicurezza, declinando con creatività il Sistema Preventivo. Recentemente, ad esempio, 4 Salesiani tirocinanti hanno convinto a smettere di fumare 45 ragazzi con questo vizio, grazie ad un “club per smettere di fumare” da loro avviato; e già si sta lavorando ad altre iniziative simili.
Il nome di Don Bosco non è ancora molto noto in questa area meridionale del Vietnam, per cui i Salesiani cercano di raggiungere la popolazione e la gioventù locali con molti e diversi programmi, quali ad esempio: la fornitura di acqua potabile, un programma di alloggio per persone bisognose e un oratorio quotidiano con sport, musica e corsi linguistici.