RMG – I miracoli di Maria Ausiliatrice attraverso Don Bosco
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23 Maggio 2023

(ANS – Roma) – Don Bosco fu artefice di numerosi miracoli, che però attribuì sempre all’intercessione di Maria Ausiliatrice. Uno sguardo ad alcune testimonianze ci farà capire l’enorme fede che aveva nell’immancabile aiuto di Maria Ausiliatrice.

In una soleggiata giornata di primavera, Don Bosco si trovava a Lanzo, in Piemonte, per visitare una delle scuole da lui fondate. Quando arrivò, sette ragazzi erano in infermeria, in quarantena per il vaiolo. Malati o no, la loro fede in colui che ritenevano un santo era così grande che erano sicuri che se Don Bosco fosse salito a benedirli, sarebbero guariti e non avrebbero dovuto perdere i divertimenti e gli svaghi previsti per la sua visita. Dalla loro stanza i malati inviarono una richiesta urgente al sacerdote in visita.

Con la solita totale indifferenza per il proprio benessere - una volta si rivolse a una donna in agguato dicendo: “Signora, non sono diventato sacerdote per prendermi cura della mia salute” - il santo entrò nei loro alloggi in quarantena. Con applausi ed esclamzione, tutti i ragazzi cominciarono a gridare: “Don Bosco, Don Bosco! Benediteci e fateci guarire!”. I ragazzi non erano mai troppo esuberanti per questo santo. Egli si limitò a ridere della loro esuberanza. Poi chiese se avessero fede nell’intercessione di Maria, perché come tutti i santi, Bosco non ha mai attribuito le guarigioni straordinarie alla propria forza di preghiera.

“Sì, sì!”, risposero in coro. Se Don Bosco pregava, loro erano pieni di fede.

“Allora diciamo insieme un’Ave Maria”, propose. Forse ricordò loro che, come a Cana quando Gesù operò il suo primo miracolo pubblico, quando Maria chiede un favore a suo Figlio, lo ottiene. In ogni caso, solo dopo la preghiera che chiedeva la guarigione attraverso le preghiere di Maria, non di Don Bosco, egli benedisse gli studenti malati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, da cui proviene ogni guarigione.

Mentre le loro mani completavano il segno della croce di risposta, i ragazzi cominciarono a prendere i loro vestiti. “Ora possiamo alzarci, vero?”.

“Vi fidate davvero della Madonna?”. “Assolutamente sì!”.

“Allora alzatevi!”. Si girò e se ne andò, e sei ragazzi, ignorando le pustole mortali che ancora li ricoprivano da capo a piedi, saltarono nei loro vestiti e corsero fuori verso i festeggiamenti.

Per gli imprudenti furfanti che si erano lanciati verso il divertimento e i giochi con assoluta fiducia, le pustole cominciarono a scomparire man mano che giocavano. L’unica quasi-vittima di quel giorno di maggio 1869 fu il povero e coscienzioso medico della scuola, che per poco non ebbe un infarto quando vide i malati di vaiolo “infettare” l’intera scuola con una malattia spesso mortale. Pur essendo comprensibilmente furioso, in realtà nessuno contrasse la malattia.

Un’altra guarigione di Don Bosco, ben attestata, avvenne a Lanzo nello stesso luogo in cui i ragazzi erano stati guariti dal vaiolo. Avvenne verso le 17 del 16 maggio 1867, la sera di Pentecoste, nella chiesa di Maria Ausiliatrice, che Don Bosco aveva costruito accanto al suo complesso di case e scuole per ragazzi a Torino. Maria Stardero, una bambina cieca di dieci o dodici anni, fu condotta dalla zia nella chiesa, dove decine di ragazzi erano in piedi o inginocchiati in preghiera in attesa dell’arrivo di Don Bosco per le confessioni. Don Francesco Dalmazzo, uno dei primi salesiani, parlò alla donna. Nella sua testimonianza ricordò in seguito: “Mi addolorai nel vedere che gli occhi della giovane erano privi di cornea e assomigliavano a biglie bianche”.

Quando Don Bosco arrivò, interrogò la ragazza sulla sua condizione. Non era nata cieca, ma a causa di una malattia agli occhi aveva perso completamente la vista due anni prima. Quando chiese informazioni sulle cure mediche, la zia iniziò a singhiozzare dicendo che le avevano provate tutte, ma i medici potevano solo dire che i suoi occhi erano “senza speranza”.

“Riesci a capire se le cose sono grandi o piccole?”, chiese il santo.

“Non riesco a vedere nulla”.

La condusse vicino una finestra. “Riesci a percepire la luce?”

“Per nulla”

“Vorresti vedere?”.

“Oh, sì! È l’unica cosa che voglio”, e cominciò a singhiozzare.

“Userai i tuoi occhi per il bene della tua anima e non per offendere Dio?”.

“Prometto che lo farò, con tutto il cuore!”.

“Bene. Riacquisterai la vista”, le assicurò l’uomo, la cui stessa vista pure aveva bisogno di aiuto. Con poche frasi incoraggiò i visitatori ad avere fede nell’intercessione di Maria. Con loro recitò un’Ave Maria e un’altra preghiera a Maria, l’Ave, Regina Santa. Poi, esortandoli ad avere assoluta fiducia nelle preghiere della Madre di Cristo, benedisse la ragazza. Poi tenne davanti a lei una medaglia di Maria Ausiliatrice e le ha chiese: “Per la gloria di Dio e della Beata Vergine, dimmi cosa sto tenendo in mano”.

“Non può...” esordì l’anziana zia, ma Don Bosco non gli diede retta, mentre la ragazza dopo qualche secondo gridò: “Vedo!”. Immediatamente decifrò la dicitura sulla medaglia. Quando allungò la mano per riceverla, però, questa rotolò in un angolo buio.

La zia si mosse per recuperarla, ma Don Bosco le fece cenno di tornare indietro.

“Lasciategliela prendere per vedere se la Beata Vergine le ha restituito completamente la vista”, insistette. La ragazza si chinò nell’ombra e raccolse il piccolo oggetto. Mentre i numerosi testimoni guardavano sbigottiti e profondamente commossi, la piccola Maria, fuori di sé dalla gioia, fuggì verso casa, mentre la zia ringraziava abbondantemente Don Bosco con singhiozzi ora di gioia.

Anche dei non credenti furono tra le persone guarite dal santo. Un importante medico venne a visitare Don Bosco. Dopo alcune osservazioni di carattere sociale, disse: “La gente dice che lei può curare tutte le malattie. È così?”.

“Certo che no!”, rispose il santo.

“Ma mi hanno detto che...”. L’uomo istruito balbettò improvvisamente. Frugando nelle tasche, tirò fuori un piccolo quaderno. “Vede, ho anche i nomi e il motivo per cui ognuno di loro è stato curato”.

Don Bosco scrollò le spalle. “Molte persone vengono qui a chiedere favori per intercessione di Maria. Se ottengono ciò che cercano, lo devono alla Beata Vergine, non a me”.

“Ebbene, lasciate che Lei mi guarisca”, disse agitato il medico, battendo il taccuino sul ginocchio ben vestito, “e crederò anch’io a questi miracoli”.

“Qual è il suo disturbo?”.

“Sono epilettico”. Le sue crisi, racconta Don Bosco, erano diventate così frequenti nell’ultimo anno che non poteva più uscire. Disperato, sperava in un aiuto che andasse oltre la medicina.

“Ebbene, faccia come fanno gli altri che vengono qui”, disse Don Bosco con semplicità. “Lei vuole che la Santa Vergine la guarisca. Allora si inginocchi, preghi con me e si prepari a purificare e rafforzare la sua anima attraverso la confessione e la Santa Comunione”.

Il medico fece una smorfia. “Suggerisca qualcos’altro… Non posso fare nulla di tutto ciò”.

“Perché no?”

“Sarebbe disonesto. Sono un materialista, non credo in Dio o nella Vergine Maria. Non credo nei miracoli. Non credo nemmeno nella preghiera”.

Per un po’ i due uomini rimasero in silenzio. Poi Don Bosco sorrise, come solo lui sapeva fare, al suo visitatore. “Lei non è del tutto privo di fede: dopo tutto, è venuto qui sperando in una guarigione”.

Mentre il santo gli sorrideva, qualcosa si risvegliò nel medico. Don Bosco si inginocchiò e anche lui si inginocchiò senza dire altro e si fece il segno della croce.

Pochi istanti dopo, iniziò la sua confessione.

Dopo, dichiarò, provò una gioia che non avrebbe mai creduto possibile. Tornò più volte a ringraziare per la sua guarigione spirituale.

Quanto all’epilessia, era semplicemente sparita.

Fonte: “Nothing Short of a Miracle”, di Patricia Treece

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