Italia – CG28: parla il Regolatore, don Stefano Vanoli

(ANS – Torino) – Ad aprile 2018 il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, con il consenso del Consiglio Generale, lo ha nominato Regolatore del Capitolo Generale 28: oggi don Stefano Vanoli si presenta e illustra le caratteristiche proprie del CG28.

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Mi chiamo Stefano Vanoli sono nato a Varese il 1° marzo 1968. Sono salesiano dal 1988 e prete dal 1996.

Dopo una splendida infanzia e fanciullezza vissuta nelle case delle Figlie di Maria Ausiliatrice della mia Città – scuola materna e scuola elementare – ho frequentato i tre anni della scuola media inferiore (oggi secondaria di primo grado) presso i Salesiani di Varese e, successivamente, la scuola secondaria di secondo grado presso l’Istituto Tecnico Statale per Geometri “P.L. Nervi” di Varese conseguendo il diploma di geometra.

Terminata la scuola, sono entrato nel noviziato di Pinerolo (TO) l’8 settembre 1987 e sono diventato salesiano al Colle Don Bosco nell’anno centenario della morte di San Giovanni Bosco l’8 settembre 1988.

Ho seguito il cammino formativo nelle case salesiane di Nave (postnoviziato), Parma (tirocinio), Torino Crocetta (teologia), Nave (anno di diaconato).

L’obbedienza mi ha poi inviato a Milano come aiuto al delegato ispettoriale per la pastorale giovanile, a Bologna come catechista della scuola secondaria di secondo grado e animatore vocazionale ispettoriale per la regione Emilia-Romagna, ancora a Milano per sei anni come delegato ispettoriale per la pastorale giovanile e per due anni come direttore della casa “Don Bosco” (scuola professionale e liceo scientifico tecnologico). Sono stato direttore a Lugano (Svizzera) per tre anni e a Chiari (Brescia) per due anni.

Nel mese di giugno del 2013 il Rettor Maggiore Don Pascual Chávez mi ha chiesto di assumere il compito di direttore della procura missionaria di Torino. Quindi, sono stato a Torino-Valdocco dal settembre 2013 all’agosto 2014. Sono rientrato nella mia Ispettoria di origine - Ispettoria Lombardo-Emiliana (ILE) - nella casa di Parma come catechista del liceo e come incaricato dell’oratorio.

All’inizio dell’anno educativo pastorale a Parma, nel mese di novembre del 2014, sono stato raggiunto da una e-mail del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, il quale mi chiedeva la disponibilità di diventare Segretario generale della Congregazione. Così dal 24 agosto 2015 svolgo questo compito.

Nel mese di aprile 2018 il Rettor Maggiore con il consenso del Consiglio generale mi ha nominato Regolatore del Capitolo generale 28.

Nella mia breve vita salesiana ho avuto la grazia di partecipare ad altri due capitoli generali: il 25° nel 2002 e il 27° nel 2014 sempre come delegato dell’Ispettoria ILE e anche di svolgere il compito di regolatore di due capitoli ispettoriali.

Tra gli incarichi svolti, oltre a quello di direttore e di delegato ispettoriale per la pastorale giovanile, sono stato per dodici anni consigliere ispettoriale.

Come ti è venuta la vocazione salesiana?

La vocazione è un dono del Signore, il quale sa molto bene come e dove chiamare e cosa domandare. Riflettendo a lungo sulla mia storia, ho notato come una traccia, non tanto leggera, che indica fin dall’origine un disegno che viene da Lui. Essere nato in una famiglia “salesiana” ha contribuito nella risposta alla voce del Signore. E mi spiego. La mia mamma frequentava l’oratorio animato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice a Varese e lo stesso, in un altro rione, faceva il mio papà. Pertanto, penso che un po’ di responsabilità in questo cammino sia dovuto alla presenza delle nostre Suore nella vita dei miei genitori. Sono stati loro, anche per motivi di lavoro, a scegliere prima la scuola materna e poi la scuola elementare seguite dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Di loro conservo uno splendido ricordo. Molte di esse sono già in Cielo; altre sono ancora qui e hanno bene impresso il sottoscritto, particolarmente esuberante e ben lontano dall’impegno alla santità che, forse, distingueva altri compagni. Il clima di famiglia, l’attenzione e la cura sperimentate in quei primi anni hanno completato e a volte supplito l’impegno educativo della mia famiglia.

Devo dire che con le Figlie di Maria Ausiliatrice di quegli anni – e ancora oggi – ho davvero conosciuto lo spirito di famiglia. Quando, ad esempio, i miei tardavano a venirmi a prendere al termine dell’orario scolastico, spesso mi ritrovavo nella cappella con le suore a recitare il Rosario, guardando lo scorrere dei grani neri della corona nelle loro mani e sentendo che molte di quelle invocazioni erano per noi ragazzi; soprattutto per chi aveva l’abitudine di farle… disperare.

Durante la scuola media è stato più chiaro il richiamo e l’invito vocazionale. Quanto meno ad interrogarsi sul progetto di vita. E questo fin dalle prime giornate di ritiro del primo anno. Una sorta di ritornello più volte riemerso in quegli anni, molto belli e significativi. La comunità salesiana era molto dinamica, disciplinata ed esigente. Soprattutto era molto bello starci.

Alla fine della terza media e per l’intero corso della scuola superiore ho mantenuto stretti contatti con i Salesiani frequentando come exallievo l’ambiente e, durante i periodi di vacanza, i campi invernali ed estivi organizzati a livello ispettoriale. In queste occasioni ho conosciuto i giovani salesiani che mi hanno affascinato e tradotto la bellezza di don Bosco per me e per i giovani.

Altro elemento molto significativo è stata la frequentazione dell’ambiente oratoriano della mia parrocchia, non salesiana. Per quattro anni ho seguito la catechesi e svolto il compito di animatore dei ragazzi più piccoli. Insieme a questi impegni, qualche servizio durante le S. Messe domenicali come lettore ha certamente alimentato la scintilla vocazionale nel mio cuore.

Penso che l’elemento più decisivo, insieme alla conoscenza dei giovani salesiani, alla lettura commossa delle Memorie dell’Oratorio, ai gruppi in oratorio, sia stata la scelta di partecipare quotidianamente alla S. Messa nella mia parrocchia. Lì il Signore misteriosamente mi ha educato e attratto e – come dice il profeta – non ho opposto troppo resistenza. La figura significativa di alcuni sacerdoti con i quali ho intrapreso un serio cammino di direzione spirituale sono stati un contributo fondamentale per la mia risposta.

Così, mentre frequentavo l’ultimo anno della scuola superiore, ho vissuto con la comunità salesiana il prenoviziato. Terminato l’anno, come già ricordato, sono entrato in noviziato.

Gli anni successivi hanno consolidato e stanno consolidando la risposta al dono della chiamata di Dio di servirLo nei giovani come Don Bosco.

Qual è il compito del Regolatore?

I compiti affidati al Regolatore sono indicati nei Regolamenti generali della Congregazione e riguardano essenzialmente due momenti: la fase preparatoria e la fase della celebrazione/svolgimento del Capitolo generale. Diventa il punto di riferimento per l’espletamento di una serie di incombenze giuridiche che ciascuna ispettoria deve onorare: raccolta dei documenti delle ispettorie, catalogazione dei contributi di singoli o gruppi di confratelli, verifica dei partecipanti al Capitolo generale, coordinamento della commissione preparatoria del Capitolo generale, preparazione dei vari calendari del Capitolo generale, preparazione degli ambienti in cui si svolgerà il Capitolo, conduzione delle riunioni e dell’intero Capitolo generale d’intesa con il Presidente (Rettor Maggiore), ecc.

Una responsabilità che fortunatamente può contare sull’esperienza di chi ha già ricoperto questo ruolo prima di me e su altri validissimi collaboratori che, fin dal giorno della mia nomina, hanno dato e stanno dando il loro prezioso apporto.

Da molti confratelli, inoltre, ho ricevuto espressioni di stima e riconoscenza e l’assicurazione, per me molto importante, di un ricordo quotidiano nella loro preghiera.

Perché il Capitolo è così importante per la vita della Congregazione?

La risposta è contenuta nell’art. 146 delle nostre Costituzioni: «Il Capitolo generale è il principale segno dell’unità della Congregazione nella sua diversità. È l’incontro fraterno nel quale i salesiani compiono una riflessione comunitaria per mantenersi fedeli al Vangelo e al carisma del Fondatore e sensibili ai bisogni dei tempi e dei luoghi.

Per mezzo del Capitolo generale l’intera Società, lasciandosi guidare dallo Spirito del Signore, cerca di conoscere, in un determinato momento della storia, la volontà di Dio per un miglior servizio alla Chiesa».

Questo articolo esprime molto bene l’importanza del Capitolo generale.

Che cosa chiede il tema?

«Quali salesiani per i giovani di oggi?» è il titolo dato al Capitolo generale 28°. Si tratta di un tema unitario ma articolato in tre nuclei: la priorità della missione salesiana tra i giovani di oggi, il profilo del salesiano per i giovani di oggi, la missione e la formazione condivisa tra salesiani e laici. Si tratta, dunque, di analizzare in profondità questi aspetti al fine di definire e ridefinire il “volto” del salesiano consacrato del 2020. Per conseguire questo obiettivo necessariamente partiamo dai giovani che sono il “luogo teologico” nel quale come Don Bosco anche noi siamo chiamati da Dio. Don Bosco ha scoperto e risposto alla propria vocazione stando con i giovani, impegnandosi per loro e con loro “fino all’ultimo respiro”. Pertanto, se noi vogliamo ri-comprendere la nostra identità e la nostra missione oggi, dobbiamo tornare ai giovani, a Dio che ci parla nei giovani.

Oggi, inoltre, non è pensabile comprendere o definire la figura del salesiano senza un diretto riferimento alla grande valorizzazione che, dal Concilio Vaticano II in poi, è stata data ai laici. Questa “scoperta” è stata accolta ufficialmente dalla Congregazione in occasione del CG 24° del 1996, ma ha bisogno ancora di essere approfondita. Di fatto in numerose zone del mondo salesiano c’è comunione e condivisione tra salesiani e laici come ha chiesto il CG 24°. Tuttavia, è necessario sviluppare le enormi potenzialità che questa relazione permette e riserva ancora.

La missione e la formazione condivisa con i laici non è una novità di questi ultimi anni. Fin dalle origini, già con don Bosco, era sentita, anche se non con l’impellenza di oggi. Con gli strumenti e le esperienze sorte in questi ultimi decenni, si vede la necessità di un ulteriore approfondimento e sviluppo. Del resto, come scrive anche il Rettor Maggiore nella lettera di convocazione, «solo condividendo la missione potremo dare le migliori risposte senza deludere gli adolescenti e i giovani di oggi e domani, che tanto hanno bisogno di noi». Vale anche qui il detto, più volte ripetuto: «per educare un uomo ci vuole un villaggio». Per noi questo “villaggio” è la comunità educativa pastorale: salesiani e laici insieme.

I due “poli” – missione giovanile e missione e formazione condivisa con i laici – fanno emergere il profilo del salesiano che, tra le altre cose, domanda:

  • un chiaro e costante riferimento alla figura di don Bosco che vada al di là dei soli aneddoti e che giunga a penetrare nuovamente il senso del da mihi animas coetera tolle, il senso del suo essere educatore e pastore dei giovani per annunciare a tutti, specialmente ai giovani, il vero volto di Dio e la vocazione filiale di ogni uomo. Questo domanda di imparare ancora da don Bosco non solo “cosa” fece, bensì “come” lo fece;
  • una formazione di qualità garantita dalla presenza di équipe qualitativamente costituite, specialmente nella formazione iniziale, e dalla risposta continua alla chiamata del Signore; aiutati e accompagnati da una attraente e solida vita di comunità nella quale rinnoviamo il nostro essere “segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani”;
  • qualità, ossia persone che hanno la capacità di vivere la vocazione salesiana consacrata con gioia e che sanno trasmettere quella stessa gioia e felicità; confratelli che hanno imparato l’arte di discernere la voce dello Spirito nella vita quotidiana e che sanno riconoscere la presenza di Dio nella vita dei giovani; uomini che sanno accompagnare i vissuti: l’esperienza della vita comunitaria, la preghiera, l’apostolato, l’esperienza dei consigli evangelici, ecc.

Chi sono i partecipanti?

Possiamo distinguere due ordini di partecipanti.

Un primo gruppo formato dai confratelli che hanno un ruolo di governo a livello mondiale o ispettoriale. Si tratta del Rettor Maggiore e del Consiglio generale e degli ispettori o superiori delle diverse circoscrizioni.

Un secondo gruppo formato da confratelli “delegati” dalle ispettorie.

Infine, un terzo gruppo detto degli “invitati”: confratelli o laici che sono chiamati a partecipare al Capitolo generale su invito esplicito del Rettor Maggiore.

Secondo il diritto canonico i partecipanti del secondo gruppo devono essere in numero superiore a quelli del primo. Cosa che di fatto, anche per il CG28, avverrà.

Il CG28 per la prima volta vedrà anche la presenza del Rettor Maggiore emerito tra i partecipanti.

Complessivamente i capitolari saranno poco meno di 250 e proverranno da tutte e sette le regioni della Congregazione, cioè da tutto il mondo.

Due significative novità rispetto alle precedenti edizioni.

La prima riguarda la partecipazione di ventun giovani provenienti dalle sette regioni della Congregazione. Essi parteciperanno, con diritto di parola, ad un’intera settimana dei lavori capitolari e daranno il proprio contributo sul tema della priorità della missione giovanile oggi.

La seconda riguarda la partecipazione di una decina di laici scelti dalle varie parti del mondo salesiano, chiamati a offrire il proprio apporto sul nucleo della missione e formazione condivisa con i laici.

A questi partecipanti “di diritto” si aggiungono tanti collaboratori che permetteranno il funzionamento dell’intera macchina organizzativa (traduttori, tecnici, ecc.).

Quali sono le tue preoccupazioni?

La prima preoccupazione è quella di essere all’altezza del compito affidato, specialmente di favorire il discernimento che dovrà caratterizzare dal primo all’ultimo giorno i lavori del Capitolo generale.

La seconda è quella di aiutare a vivere a tutti i partecipanti un’esperienza di Congregazione e di Chiesa come descritta dalle Costituzioni, garantendo fin da subito le migliori condizioni ambientali per lo svolgimento sereno delle giornate e superando, con l’aiuto dei collaboratori, tutti gli eventuali imprevisti che potranno sorgere.

L’ultima: arrivare al 4 aprile 2020, ossia alla conclusione del CG28.

Infine, mi sia consentita una parola doverosa di ringraziamento ai confratelli di Torino Valdocco e della Circoscrizione speciale dell’Italia Piemonte e Valle d’Aosta che ci consentono di vivere sui luoghi delle nostre origini l’esperienza della nostra originalità.

Fonte: Bollettino Salesiano

InfoANS

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