Giappone – La sorprendente storia del Salesiano Coadiutore più anziano del Paese

(ANS – Tokio) – Il sig. Antonio Fumio Akabae è un Figlio spirituale di Don Bosco, nato nel 1929 a Nagasaki, in una famiglia di “Kakure Kirishtan” – comunità cristiane clandestine sopravvissute alla persecuzione durata 275 anni. Per Grazia di Dio è sopravvissuto al bombardamento atomico di Nagasaki del 9 agosto 1945 e successivamente si è fatto Salesiano, per vivere una lunga e operosa vita al servizio dei giovani.

Cosa la rende felice nella comunità di Tokio-Chofu?

Ringraziando Dio, anche a quest’età posso ancora contribuire alla nostra comunità. Da 15 anni sono qui a Chofu a occuparmi del grande giardino. Sono felice perché la comunità mi ha affidato questo compito. Mi dà gioia all’età di 89 anni!

Qual è il segreto della sua salute?

Non avrei mai immaginato di poter vivere fino ad oggi. Quando avevo 15 anni quasi tutta la mia famiglia morì nel bombardamento atomico di Nagasaki. Di una grande famiglia di quattro fratelli e cinque sorelle sopravvivemmo solo io e mio fratello. A 13 anni, infatti, avevo iniziato a lavorare come pescatore e al momento della catastrofe nucleare ero su un peschereccio in mare aperto. Dopo la guerra del Pacifico eravamo rimasti poveri, ma credevamo che Dio avrebbe condotto me e mio fratello a diventare Salesiani. Eravamo discendenti di una famiglia di “Kakure Kirishitan”, e non avrei mai pensato di abbandonare la vocazione religiosa! Dopo la guerra, quando persi i genitori e molti dei miei familiari, non potei dimenticare quel dolore, ma a poco a poco la contagiosa gioia salesiana cambiò la mia vita e vinsi quella profonda tristezza.

Come nacque la sua vocazione salesiana?

Prima della mia formazione iniziale come aspirante e poi novizio a Miyazaki, mio ​​fratello maggiore era già seminarista. Quando tornava a visitare la famiglia, mi invitava: “Vieni e seguimi!”. E quando andai a visitare la casa salesiana, mi piacque molto quello spirito! Seguendo i consigli di mio fratello smisi di fumare e m’indirizzai verso il percorso da Salesiano Coadiutore. Mi sono donato pienamente a Don Bosco e iniziai il mio servizio come cuoco e giardiniere. Dopo quattro mesi tornai a casa, ero ammalato e riflettei se proseguire o meno. Mi venne il dubbio che se lasciavo non sarei potuto andare in Paradiso! Così chiesi di nuovo consiglio a mio fratello, che mi disse: “Torna in comunità”. Da allora, con l’aiuto di Dio e la fiducia in Maria Ausiliatrice, posso dire di aver vissuto fedelmente la mia vocazione fino ad ora, per oltre 69 anni!

C’è un’opera salesiana che porta nel cuore?

Non saprei preferirne nessuna, sono sempre stato felice del posto che Dio, attraverso i superiori, mi assegnava. Sono stato a Chofu per 3 anni, poi ho trascorso 39 anni a Tokyo, nell’orfanotrofio di Kodaira, e poi 11 anni nella casa per ragazzi di Nakatsu. Nel 2003, don Orlando Puppo mi ha mandato qui a Chofu e ogni giorno aspetto serenamente la chiamata dal Cielo. Sono pronto ad andare ad incontrare a Don Bosco in Paradiso in qualsiasi momento!

Ha un consiglio per i giovani Salesiani?

Nulla di particolare, visto che viviamo in una famiglia. Solo una cosa: “non spettegolate, per favore!”. Questa è la cosa più importante per costruire una buona comunità e lo spirito di famiglia.

Qual è il suo santo salesiano preferito?

Sant’Antonio è il mio patrono, ma non è Salesiano… E poi dico don Vincenzo Cimatti! Dai tempi dell’aspirantato che feci a Miyazaki conservo nel cuore la sua testimonianza. Non posso dimenticare la sua preghiera mattutina nella cappella, quando si toglieva le scarpe per evitare di svegliare prima del tempo gli altri Salesiani della comunità. Soprattutto don Cimatti era molto gioioso e attento alle nostre famiglie. Mi chiedeva spesso della salute dei miei cari.

Fonte: AustraLasia

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