Marocco – Mons. Cristóbal López, SDB: “Le relazioni con i musulmani in genere sono molto buone”

(ANS – Rabat) – Ci sono tante storie di convivenza tra cristiani e musulmani, che meritano di essere raccontate. L’arcivescovo di Rabat, il Salesiano mons. Cristobal López Romero, parla della qualità dei rapporti e delle forme di collaborazione tra i fedeli delle due religioni, e di un dialogo che si sviluppa su quattro livelli: il dialogo della vita, quello nelle scuole, la condivisione e la preghiera comune.

di Cristina Uguccioni

“Le relazioni con i musulmani in genere sono molto buone: noi cristiani siamo rispettati e guardati con simpatia. Con le persone di fede islamica ci legano non di rado anche rapporti di sincera amicizia. Ciò non significa che non esistano singole persone infastidite dalla nostra presenza, ma nel complesso siamo contenti della qualità della convivenza con i musulmani. Anche le autorità mostrano attenzione e grande cordialità nei nostri confronti”, racconta mons. López.

I marocchini (37 milioni) sono musulmani sunniti di rito malachita, che l’arcivescovo definisce “molto moderati”. I cattolici, tutti stranieri, rappresentano una minoranza molto esigua e fanno capo a due diocesi: quella di Tangeri, la più piccola, e quella di Rabat, il cui territorio è grande quanto l’Italia: vi risiedono 33 milioni di persone.

In questa diocesi le parrocchie sono 15, i sacerdoti 32 (di cui 17 religiosi di differenti congregazioni e 14 fidei donum), le religiose un centinaio. I cattolici, di circa 100 nazionalità, sono 25/30mila, con un’età media di 35 anni. Un gruppo molto consistente è costituito dai giovani studenti provenienti dai Paesi subsahariani; un secondo gruppo, altrettanto numeroso, è rappresentato dagli stranieri che lavorano nei corpi diplomatici o nelle imprese. Vi sono poi i molti migranti: ogni anno molti fedeli (il 25-30%) lasciano la diocesi e sono sostituiti da altri che sopraggiungono.

“La nostra – dice l’arcivescovo – è una Chiesa in continuo cambiamento e rinnovamento: per certi aspetti ciò comporta alcune difficoltà, ma indubbiamente siamo una comunità che non corre il rischio di sedersi o di chiudersi”. 

In questo Paese l’Islam è religione di Stato. “Noi cristiani possiamo professare liberamente la nostra fede e nelle nostre parrocchie sono presenti i tradizionali gruppi che caratterizzano le comunità cattoliche. Abbiamo però una limitazione: ci è proibita la manifestazione pubblica della fede: le processioni, ad esempio, sono consentite solo all’interno dei luoghi di culto. Inoltre è vietato il proselitismo. Nel campo della libertà di coscienza qualcosa si muove, specie nei circoli intellettuali. Un marocchino, in teoria, può scegliere liberamente la propria religione, la legge non glielo proibisce, ma la società gli farebbe probabilmente il vuoto intorno”.

Tuttavia ci sono vari livelli di dialogo tra Cattolicesimo e Islam: “il primo livello, che considero il più importante e coinvolge tutti, è quello che potrei chiamare il ‘dialogo della vita’ ossia la prossimità, l’intesa che lega le persone cristiane e musulmane nella quotidianità”.

Poi vi sono le scuole: nella diocesi di Rabat, ad esempio, vi sono quindici istituti cattolici, con 12mila studenti e 800 insegnanti. I direttori, cristiani e musulmani, hanno redatto insieme un importante progetto educativo: “Non si menziona esplicitamente Gesù ma è un documento profondamente evangelico e i musulmani, da parte loro, lo considerano rispondente alla loro religione”, osserva mons. López.

“Il terzo livello – continua l’arcivescovo salesiano – è quello rappresentato da piccoli gruppi di fedeli che periodicamente si incontrano per conoscersi, per condividere i rispettivi cammini di fede e approfondire la visione cristiana e musulmana della vita”.

Infine, conclude, “accade pure qualche volta che in alcuni luoghi cristiani e musulmani si riuniscano per pregare insieme: questo è il quarto livello e coinvolge un numero esiguo di persone”.

Fonte: Vatican Insider

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