RMG – Il Rettor Maggiore spiega perché Don Bosco scelse San Francesco di Sales come patrono

(ANS – Roma) – A motivo del 400° anniversario della morte di San Francesco di Sales, Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, ha spiegato perché San Francesco di Sales è il patrono della Congregazione fondata da Don Bosco. “Don Bosco, nato nel 1815 e divenuto sacerdote nel 1841, si abbeverò intensamente dalla spiritualità di San Francesco di Sales, al punto che il motto di san Francesco di Sales ‘Da mihi animas, cetera tolle’ - dammi le anime e prendi tutto il resto - divenne la sua regola di vita, lo aveva persino scritto all’ingresso del suo piccolo ufficio, come programma di vita; e tutta la sua vita è stata guidata dalla spiritualità e dallo stile, dalla dolcezza e dall’ottimismo di San Francesco di Sales”, ha detto Don Á.F. Artime.

Il Rettor Maggiore ha poi descritto ad ACI PRENSA che nel 1859 all’inizio della Congregazione, Don Bosco manifestò ai suoi primi ragazzi, “‘Ci chiameremo Salesiani’… Non disse, ‘Ci chiameremo ‘Boschiani’, come il suo cognome, no! ‘Ci chiameremo Salesiani, perché Francesco di Sales sarà l’ispiratore del nostro modo di essere in mezzo ai ragazzi’”.

“Cioè, c’è una connessione totale per noi salesiani, con Don Bosco, e San Francesco di Sales come nostro patrono, perché ‘il Santo della gentilezza’ parlava dei giovani”, ha aggiunto.

Don Á.F. Artime ha anche ricordato che “il carisma di Don Bosco e dei Salesiani è la gioventù, ossia l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani nel mondo”.

“Non è la scuola – ha continuato –. Abbiamo 1.900 scuole, 2.800 parrocchie, più di 3.000 oratori, centri giovanili, case per ragazzi di strada, università, istituti di educazione superiore... Ma il carisma non è quello che facciamo, piuttosto che andiamo incontro ai giovani - ragazzi, ragazze - e tante volte anche ragazzini che sono abbandonati per strada, in tante città, con un unico scopo: prepararli alla vita e aiutarli a vivere una vita piena di significato. Questa sarebbe la definizione del Salesiano di Don Bosco oggi, come l’abbiamo ricevuta da Don Bosco”, ha indicato.

In questo modo, ha evidenziato l’esperienza pastorale di San Giovanni Bosco con i giovani nelle carceri di Torino – quella che oggi si chiama “educazione preventiva” – per evitare che i giovani perdano i valori morali e scelgano strade che li portino al male, arrivando persino al carcere.

“Il Sistema Preventivo Salesiano non è nemmeno un metodo pedagogico, è uno stile di vita, cioè mettere i ragazzi e le ragazze in un modo di essere, di relazionarsi, di stare con Lui, che impedisca loro di percorrere strade che potrebbero danneggiarli...”, ha avvertito. Chiarendo, al tempo stesso, che l’educazione e la prevenzione consistono sempre nell’essere “educatori nella fede con grande libertà” perché “i giovani possano scoprire il senso della loro vita, anche in Dio”.

Pensando all’ultimo Capitolo Generale, il Rettor Maggiore ha ricordato di che tipo di salesiani hanno bisogno i giovani di oggi: “Abbiamo bisogno di salesiani che siano soprattutto uomini di interiorità, uomini di Dio, uomini per gli altri, ma a partire da Dio, e con profonde radici in Dio. Abbiamo bisogno di salesiani capaci di andare incontro ai giovani - ragazzi, ragazze - e in particolare ai più poveri, ai più bisognosi, ai più scartati, questa è una consegna molto forte per noi”.

Infine, il Rettor Maggiore dei Salesiani ha evidenziato un tratto della personalità di Don Bosco che può aiutare il mondo di oggi: “Era, soprattutto, un uomo di grande speranza, un uomo che credeva che nel cuore di ogni persona ci fosse sempre un pezzetto di bene che era importante scoprire, trovare”.

“Era un uomo che credeva che tutto fosse possibile, ma allo stesso tempo si rimboccava le maniche per darsi da fare, per bussare alle porte, per chiedere aiuto, per non essere solo. Credo che questo sia il messaggio per oggi: il mondo ha bisogno di speranza, non ha bisogno di parole vuote, non ha bisogno venditori di fumo, ma ha bisogno di speranze dalle solide ragioni per vivere, e per continuare a confidare in chi ti sta accanto, e nel caso di molti di noi, per continuare a credere che Dio non ci lascia mai”, ha concluso.

Mercedes De La Torre

Fonte: ACI Prensa

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