Italia – Dedicazione dell’altare della nuova Cappella della comunità salesiana “Nostra Signora di Bonaria” di Cagliari

23 Ottobre 2024

Cagliari, Italia – ottobre 2024 – La comunità salesiana “Nostra Signora di Bonaria” di Cagliari ha vissuto, nella serata dell’11 ottobre, una bella e intima Celebrazione Eucaristica durante la quale l’Arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi, ha dedicato l’altare della nuova Cappella della comunità. L’Arcivescovo ha innanzitutto ringraziato i salesiani per averlo invitato a vivere insieme il momento liturgico durante il quale si dedica a Dio un altare e l’intera Cappella. “Siamo Cristo, gente che porta Cristo nella propria umanità trasfigurata, ma non perché siamo angeli – ha rimarcato mons. Baturi – Perché siamo per Lui, viventi per Lui, che in fondo è la vera definizione del culto: viventi per Gesù Cristo, nel Padre”.

Presentazione della Cappella
Insieme ai confratelli del Consiglio locale e all’ingegnere Stefano Onnis si iniziò nel 2018 a dare forma all’idea di una nuova Cappellina. Ma varie vicissitudini ritardarono e allungarono i tempi di realizzazione della Cappella.
Le scelte, passo passo condivise con la comunità, vedono oggi un ambiente caldo ed accogliente costituito da un presbiterio leggermente rialzato che richiama nella forma un catino absidale sul quale campeggia un ricco “affresco”. Opera del giovanissimo artista sangavinese Giacomo Putzu (coadiuvato nella realizzazione da Riccardo Pinna), il murales ricopre tutta l’abside e rivisita in chiave moderna uno dei catini absidali romanici più antichi della cristianità, quello mosaicato della Basilica di San Clemente Romano.

L’artista ha saputo interiorizzare e dare nuova forma al mistero rappresentato, quello della Croce, albero di vita, che per la potenza della resurrezione di Cristo invade la storia e l’universo, raggiungendo con la sua linfa vitale ogni angolo del creato e dell’umanità. Esattamente come il credente del Medioevo, anche coloro che qui celebreranno l’Eucaristia, saranno sostenuti dall’Arte nel meditare il mistero celebrato sull’altare: quello della passione, morte e resurrezione del Signore. La ricchezza dei dettagli floreali e faunistici riportano alle contemplazioni di Genesi e del Cantico dei Cantici; la presenza dei santi (e in particolare di Don Bosco) dona di meditare le meraviglie che il buon Dio opera del cuore di ogni credente; il torrente d’acqua che sgorga dal luogo in cui la croce è innalzata richiama al fedele quell’immensa distesa di acque salutari che escono dal tempio di Gerusalemme nella visione di Ezechiele (Ez 47, 1-12) e alla cui freschezza è chiamato a dissetarsi, come la cerva cantata nel Salmo 42.
Le forme e le dimensioni dell’altare suggeriscono l’importanza e la centralità della celebrazione eucaristica, culmen et fons della vita della Chiesa. Da qui è infatti generata quotidianamente la Chiesa stessa, la comunità religiosa, l’intera comunità educativa pastorale. L’altare, segno di Cristo stesso, altare, vittima e sacrificio, realizzato in biancone di Orosei da maestranze locali, tende con le sue linee essenziali e semplici verso l’ambone da cui il Cristo Parola vivente è proclamato Signore della storia. Posto al centro della piccola aula liturgica il luogo della proclamazione della Parola chiede al discepolo di ogni tempo di “ascoltare la Parola” perché sia messa in pratica.

Sotto l’altare è collocata una reliquia insigne ex ossibus del martire Titus Zeman, salesiano presbitero, slovacco, morto a causa delle torture subite dal regime comunista nelle carceri cecoslovacche. Educatore della gioventù e apostolo delle vocazioni si spese con coraggio per consentire ai giovani salesiani di salvarsi dai campi di concentramento sovietici. Intorno alla reliquia un’opera in vetro, con linee della tradizione sarda, dell’artista locale, Alessandro Aresu.
Il pavimento in rovere (donato dalla famiglia Fradelloni) si lascia attraversare dal bianco di Carrara che descrive una croce e conduce verso il presbiterio.

Alle pareti, appoggiate come vuole la tradizione orientale e avvolte dai tralci che dall’albero di vita si prolungano, le quattro preziose icone, realizzate dalle Figlie di Maria Ausiliatrice della comunità di San Biagio a Subiaco, rappresentano i quattro santi patroni della Congregazione Salesiana, Maria Ausiliatrice, nelle forme orientali della Theotokós, il fondatore San Giovanni Bosco, San Giuseppe e il vescovo di Ginevra, San Francesco di Sales.

Gli scranni in legno di rovere sono stati appositamente disegnati e realizzati da Matteo Congiu, giovane designer e imprenditore di Senorbi e disposti a coro, come già presenti nella cappella dell’Istituto, a ricordare la Liturgia delle Ore che scandisce i ritmi della vita comunitaria e fraterna. Lo studio illuminotecnico è stato realizzato dall’ingegnere Sandro Mancosu, i lavori edili dall’ingegnere Mauro Spiga e i suoi operai, gli impianti elettrici da Mario Pinna Nossai. I marmi sono stati lavorati dalla ditta Marini & Tanas di Serrenti. Il murales nasconde una semplice dedica a Teresa Reina Dessì, alla cui memoria la famiglia ha donato i denari necessari per l’intera Cappella, perché in essa una volta all’anno si celebri l’eucaristia in suo suffragio.

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