Non è semplicemente una domanda retorica, ma un’esortazione alla Congregazione a focalizzare l’attenzione sulla figura del salesiano e a “sincronizzarsi” con le esigenze della gioventù di oggi, in ogni contesto nel quale i Salesiani sono chiamati.
Questo viaggio, appena iniziato, andrà gradualmente coinvolgendo tutti i Salesiani del mondo, che con il loro contributo aiuteranno i capitolari a elaborare uno strumento di qualità da utilizzare al CG28. Al centro di tutta la riflessione c’è la figura del Fondatore, che sin da quel sogno dei 9 anni e dalle origini della Congregazione si è posto la stessa domanda.
Lo svolgimento del CG28 presso la Casa Madre di Valdocco, uno scenario pieno di significati per i Salesiani, darà sicuramente tonicità ai lavori.
Nella lettera di convocazione del 24 maggio il Rettor Maggiore propone una sfida e tre orientamenti da approfondire nei Capitoli ispettoriali. C’è un invito a cercare insieme, a rispondere a un desiderio, “il desiderio di una maggiore autenticità umana, una profondità spirituale più intensa e una coerenza vocazionale più radicale”.
La prima sfida è poi guardare in profondità la missione salesiana tra i giovani di oggi. Una seconda sfida è il profilo del salesiano che si sta formando a servire i giovani di oggi; e, infine, c’è la con-divisione con i laici, nella missione e nella formazione proiettata nel futuro.
Lo scenario in cui il CG28 si compie è certamente molto complesso. I giovani oggi sono immersi in un mondo digitale, viene constata la necessità di una formazione professionale, alcuni giovani subiscono la dolorosa esperienza dello sfruttamento e, ancora, alcuni devono emigrare in altre nazioni. Queste realtà, che 30 o 40 anni fa non venivano nemmeno menzionate, oggi hanno una rilevanza impressionante per i Salesiani. Sono situazioni che portano fuori dalle sicurezze individuali e dai preconcetti.
Senza dubbio questa domanda: “Quali salesiani per i giovani oggi?” nasce da un’esperienza d’amore, dalla stessa domanda che spingeva Don Bosco mentre percorreva le strade della Torino ottocentesca. Perché solo chi vuole il bene dell’altro è alla costante ricerca di nuovi modi per fare meglio tale bene, alla ricerca di come aiutare le persone che si amano ad essere felici.