La sua è una riflessione che si fanno molti dei ragazzi che Salesiani e volontari hanno conosciuto tramite il progetto che si è appena concluso, implementato in partenariato con il Centro Don Bosco di Tambacounda e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, con l’obiettivo di creare alternative alla migrazione irregolare.
“Le azioni che abbiamo realizzato – spiega la dott.ssa Schinelli – ci hanno insegnato molte cose, ci hanno fatto entrare in contatto con la realtà di una migrazione irregolare che a tutt’oggi non ha intenzione di cessare e men che meno di cambiare rotta”.
“Durante una missione nella zona di Goudiry, uno dei luoghi di progetto – prosegue la cooperante –, mi sono fermata a chiacchierare con dei ragazzi in formazione, ragazzi che avevano già preso la rotta verso il Mediterraneo, che però si dicono disposti a ripartire nel caso in cui non trovino lavoro dopo la formazione prevista dal progetto, disposti a rischiare nuovamente la vita lungo la grande rotta”.
Molti ragazzi conoscono i rischi che il viaggio verso le coste dell’Europa comporta, ma si dicono pronti ad affrontarlo perché non possono più sopportare la situazione di stallo nella quale vivono.
Molti di questi ragazzi ignorano invece la vera realtà che c’è in Europa, le difficoltà che incontreranno una volta arrivati in Italia nell’ottenere un permesso di soggiorno, un lavoro, una casa e crearsi una vita, quella vita tanto sognata durante tutto il viaggio.
“Quando, un anno fa circa, siamo arrivati qui in Senegal, del fenomeno della migrazione e soprattutto della migrazione irregolare conoscevo poco – prosegue la Spinelli –. Dopo questo periodo passato qui mi rendo profondamente conto di come noi dall’alto dei nostri paesi sviluppati ci limitiamo a dare rapidi e facili giudizi su questo momento storico che ancora nessuno riesce a gestire. In quanto italiana, non posso però sfuggire alla riflessione sulla nostra natura di migranti. Molti dei nostri nonni e bisnonni sono partiti per l’America, l’Australia, il Belgio, per paesi che in quel momento offrivano opportunità ben diverse dai loro villaggi senza acqua ed elettricità. Fino a che non vedi i luoghi da dove vengono, non potrai mai capire perché partono!”
È per questo che ogni giorno tutti coloro che collaborano al progetto lavorano duramente per creare opportunità per restare, oppure per partire con coscienza e nell’ambito della legalità.
I Salesiani, Missioni Don Bosco e VIS stanno continuando a lavorare sul campo in collaborazione con le diocesi e le autorità locali per costruire alternative in Senegal, Etiopia, Ghana, attraverso progetti di sviluppo atti a garantire un lavoro nella propria terra ai potenziali migranti e attraverso campagne di informazione per renderli consapevoli dei rischi del viaggio.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito di “Missioni Don Bosco”.