Di fronte a molte persone, il vescovo ha manifestato la gioia di celebrare la messa tra la sua gente, nel giorno in cui Don Bosco nacque al cielo. “La festa di San Giovanni Bosco – ha messo in luce mons. Nosiglia nell’omelia – ci ricorda un padre che ha sempre mostrato amore e stima, soprattutto per i giovani detenuti, imprigionati. E per noi può essere l’opportunità di avere un amico vero e sincero, che ci protegge dal cielo e ci dà la speranza che noi possiamo vedere il futuro senza paura”.
L’arcivescovo di Torino ha anche definito Don Bosco come il Santo della Misericordia, perché egli era preoccupato per tutti i giovani bisognosi di sostegno, di amore e di affetto paterno. “La festa di Don Bosco sia fonte di gioia – ha detto mons. Nosiglia – ma soprattutto ci faccia sentire protetti e accompagnati da questo grande santo della gioventù abbandonata. È Don Bosco che ci invita a confidare nel Signore”.
L’Eucaristia presieduta da mons. Nosiglia è stata concelebrata da altri cinquanta sacerdoti – tra i quali il Vicario del Rettor Maggiore, don Francesco Cereda – di fronte a migliaia di fedeli, che hanno riempito tutto il Santuario di Maria Ausiliatrice.
Prima della messa l’arcivescovo aveva anche visitato il carcere minorile “Ferrante Aporti” di Torino e nell’occasione aveva ricordato ai giovani detenuti il messaggio che Gesù rivolge loro ancora oggi: “io non ti condanno; coraggio, riprendi forza e vigore e credi in te stesso e nelle risorse positive che hai dentro il cuore; va’ e non peccare più!”.
Mentre nel pomeriggio di ieri don Cereda ha presieduto un’Eucaristia nella Basilica di Maria Ausiliatrice, dato che il Rettor Maggiore, Don Á.F. Artime, quest’anno ha deciso di trascorrere la festa di Don Bosco in un “altro Valdocco”, in Sierra Leone, per ricordare che “dove c’è un giovane, c’è Don Bosco”.