RMG – Le Strenne dei Rettori Maggiori Salesiani: Don Albera

15 Dicembre 2023

(ANS – Roma) – “Il Venerabile Don Bosco, che nell’educare la gioventù si giovava così efficacemente della ‘buona parola’ detta ogni sera con amabile semplicità paterna, l’ultimo giorno dell’anno riusciva a dare a questo importantissimo mezzo educativo un’efficacia singolare. Era la ‘Strenna’, ossia il regalo natalizio o di Capodanno, che al buon padre pareva più prezioso d’ogni altro dono e perciò egli godeva offrirlo agli amatissimi figli (…). Quei cari momenti ci rimanevano indelebilmente impressi nel cuore”. Con queste parole il II Successore di Don Bosco, Don Paolo Albera, descriveva, nel 1916, il senso, il valore e l’efficacia della Strenna.

Anche Don Albera, come Don Rua, si mosse sempre su una linea di grande fedeltà a Don Bosco – tanto da essere definito “il piccolo Don Bosco” – e se si vuole rintracciare una differenza con Don Rua è che Don Albera di modelli da imitare ne ebbe due: il fondatore e il suo I Successore. Il suo rettorato venne infatti definito “sulle orme di Don Bosco e di Don Rua” e lo stesso Papa Pio X gli tracciò il programma: “Non vi scostate dagli usi e dalle tradizioni introdotte da Don Bosco e da Don Rua”. Con una simile impronta, non stupisce dunque che anche le strenne di Don Albera sono sulla stessa scia lasciata dai predecessori.

Quelle che invece possono configurarsi come delle novità di Don Albera sono il fatto che con lui le Strenne vengono per la prima volta riportate negli Atti del Consiglio Superiore (succede con l’ultima sua strenna, del 1921); e che ce n’è una espressamente rivolta agli Exallievi Salesiani, per i quali Don Albera, nel 1911, presiedette il primo Congresso Internazionale.

Di Don Albera, che fu Rettor Maggiore per 11 anni (dal 1910 al 1921), sono pervenute a noi 9 strenne, le quali sono tendenzialmente piuttosto brevi e concise nella formulazione, ma al tempo stesso ricche di suggerimenti spirituali.

Tra i temi ricorrenti delle strenne di Don Albera non potevano mancare i riferimenti espliciti a Don Bosco, quale esempio da imitare e invocare; ma anche laddove il richiamo non è esplicito il ricordo di Don Bosco è sempre presente e proposto come modello. Quanto agli altri temi, permane la visione della Strenna come strumento utile per richiamare i mezzi per la crescita nella vita cristiana o religiosa.

Infine, considerato che il Rettorato di Don Albera fu largamente contrassegnato dall’“inutile strage” della Prima Guerra Mondiale e dalla sua lunga scia di morte e distruzione, più forte è l’invito a vivere la vita in una prospettiva cristiana, tra impegno e sacrificio e sguardo all’aldilà.

Ecco, quindi, i messaggi delle Strenne offerti da Don Albera:

1913: - Ai confratelli: “Fare con impegno e assiduità la lettura spirituale prescritta. Don Bosco la raccomandava molto e vi annetteva tanta importanza. Potendo facciamola in comune, ma nessuno in ogni caso si privi di questo pascolo spirituale e ci supplisca in qualche modo quando ragionevoli motivi gl’impedissero di assistervi con la comunità”.

- Ai giovani: “Amore santo alla virtù angelica. Tutti sanno con quanta frequenza e insistenza Don Bosco ritornasse su questo argomento parlando ai giovani. Avvicinandosi il 25° anniversario della sua dipartita da questa terra non potremmo meglio ricordarne la memoria che inculcando ai nostri giovani un impegno particolare per osservare nei pensieri, negli affetti, nelle parole e nelle opere la virtù ch’Egli ebbe sommamente cara e che voleva soprattutto risplendesse nei suoi figli”.

1914: – Ai confratelli: “Fare regolarmente, con umiltà e semplicità, il rendiconto mensile”.

– Ai giovani dei nostri istituti ripete quello che diceva il nostro Ven. D. Bosco: “Fate in modo che il demonio non vi trovi mai disoccupati”.     

1915: – Ai salesiani. “Farò con molto fervore, ogni giorno una visita a Gesù Sacramentato. In essa chiederò per me e per i miei confratelli la grazia di perseverare fino alla morte nella vocazione”.

- Ai giovani. “Farò mio il motto di Domenico Savio: ‘La morte ma non peccati’”.

1916: - Ai Salesiani: “La pratica costante della carità ut sint unum, cioè affinché formino davvero un cuor solo ed un’anima sola”.

– Ai nostri carissimi alunni: “Ovunque e sempre siano coraggiosi, e non si lascino mai vincere dal rispetto umano nella pratica della religione e della virtù”.

1917: – Ai Salesiani. “Mostriamo il nostro affetto al ven. nostro padre Don Bosco osservando scrupolosamente quelle Costituzioni ch’egli ci ha date e che la Chiesa ha approvate”.

– Per i giovani. “Fate ogni confessione come fosse l’ultima della vostra vita”.

1918: – “Cogliere ogni occasione che si presenti di praticare la mortificazione”.

– Agli Exallievi: “...Cordiale unione di tutti i membri verso il proprio circolo e di tutti i circoli fra di loro”

1919: – “Sarò d’or innanzi più generoso nel corrispondere alle buone ispirazioni che il Signore mi manda”.

1920: – Ai confratelli: “Sia nostra cura servire il Signore con grande delicatezza di coscienza”.

- Ai giovani: “Assicurare l’efficacia delle confessioni mediante l’impegno a mettere in pratica i buoni proponimenti”.

1921: – Ai Salesiani: “Persuasi che l’umiltà è il fondamento della perfezione, ci studieremo di praticarla meglio che ci sia possibile, nei pensieri, nelle parole, nel portamento”.

– Ai Giovani: “Non dimenticate mai che Dio trova la sua delizia in un’anima adorna della sua grazia. Se invece l’anima è macchiata dal peccato, Iddio l’abbandona, ed essa diviene triste dimora del demonio. In guardia, dunque, contro il peccato!”.

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