“Les Cayes e Jérémie sono le città più colpite. È una vera e propria catastrofe – riporta il Delegato per le Comunicazioni Sociali della Visitatoria haitiana, Hubert Mesidor, SDB –. Le immagini ricordano il terremoto del 12 gennaio 2010: il vento ha portato via tutto, specialmente i tetti di lamiera ondulata. Gli aiuti faticano a raggiungere i destinatari, perché molti ponti sono stati danneggiati”.
Oltre al terribile bilancio delle vittime e ai danni ingenti, i maggiori rischi adesso arrivano dalla precarietà in cui vive la popolazione colpita. “Attualmente nella parte meridionale di Haiti ci sono oltre 50.000 famiglie sfollate. E davvero si teme una recrudescenza dell’epidemia di colera e di altre simili epidemie” continua il sig. Mesidor.
La Procura Missionaria Salesiana di New Rochelle, che dopo il terremoto del 2010 ha collaborato con la Fondazione Rinaldi nelle operazioni salesiane di soccorso e ricostruzione, ha emanato un comunicato, nel quale precisa, tra l’altro:
“Uno dei maggiori errori compiuti dopo il terremoto di Haiti nel 2010 fu l’invio di troppe persone (impreparate) sul posto. (…) Ciò che serve ora sono generi di primo soccorso: l’acqua, cibo (riso, fagioli, olio), lamiera e compensato. (…) Il nostro obiettivo è iniziare ad offrire un pasto caldo ogni giorno a 3.000 bambini, appena possibile”.
I Salesiani hanno scuole e programmi che aiutano i poveri del paese, in tutta Haiti e anche nella confinante Repubblica Dominicana, potendo in questo modo ben coordinare gli sforzi per l’emergenza. Attualmente il modo migliore per collaborare è sostenere le organizzazioni già attive sul campo.
L’esperienza maturata dalla Fondazione Rinaldi e dai Salesiani dopo il terremoto del 2010 ha un valore inestimabile in momenti come questo. Non solo i Salesiani vengono spesso richiesti dalle stesse autorità per aiutare, ma i loro programmi godono della stima e della fiducia da parte della popolazione locale.
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