Nell’omelia, prendendo spunto dal Vangelo domenicale, il cardinale salesiano ha affermato: “Oggi siamo consapevoli della difficoltà di parlare della croce in una società che ha fatto del successo personale il suo idolo più prezioso e prendere la croce ci porterà a identificarci con Gesù, ad avere un’unica pretesa, quella di amare come Lui ha amato”.
Al tempo stesso, ha biasimato il vivere semplicemente per possedere e accumulare, perché Gesù chiama alla donazione, alla solidarietà, alla donazione della propria vita, a vivere un vero amore: e questo è proprio il senso del ministero sacerdotale all’interno della Chiesa Cattolica, ha osservato.
“Il regno che Gesù annuncia simboleggia i desideri più profondi del nostro cuore, i valori universali, la pace, la giustizia, l’amore, il perdono, la misericordia e la speranza; questo è il sacerdozio di Cristo”, ha detto.
Quindi ha aggiunto che la nomina a vescovo, secondo il Vangelo, non significa diventare una persona importante, secondo i criteri del mondo; piuttosto, richiede di rinunciare all’ambizione di potere, di avere, di riconoscimento, e optare invece per Gesù e per i valori che Egli incarna.
Il cardinale salesiano ha anche ricordato quel giorno di 50 anni prima, quando nella Basilica del Sacro Cuore di Gesù in Guatemala veniva ordinato, insieme a cinque compagni, tre salesiani e due della Congregazione della Missione. Due dei suoi compagni dell’epoca ora sono già nella Casa del Padre, don Settimo Rossoni, SDB, che ha servito nell’Istituto “San Miguel” ed è morto un anno fa, e don Vicente Ramos, salesiano spagnolo morto alcuni anni fa nella sua patria.
Proseguendo, ha ringraziato per il tanto bene che, in questi 50 anni, ha ricevuto da tante famiglie, da tanti fratelli e sorelle, che hanno accolto Cristo nella persona del suo umile ministro.
“Voglio ringraziare tutti i vivi e i defunti che mi hanno aiutato tanto nella mia vita, a partire dai miei genitori Andrés e Rachele, e tante madri e padri spirituali, tante Figlie di Maria Ausiliatrice e religiose di altre comunità che hanno ricevuto il Signore Gesù da questo umile sacerdote”, ha detto.
Da ultimo, ha ringraziato anche Papa Francesco per il suo affetto e la sua vicinanza pastorale e tutti coloro che lo hanno accompagnato in questo lungo viaggio e, come il Pontefice, ha chiesto preghiere per sé per poter continuare su questa strada fino a quando il Signore non deciderà di chiamarlo alla Pasqua eterna.
Fonte: Proceso Digital