Repubblica Democratica del Congo – Il Paese alla prova di Covid-19 e altre tragedie

28 Aprile 2020

(ANS – Bukavu) – La pandemia di Covid-19 monopolizza da mesi l’attenzione mediatica. Succede così che sfuggano ai più le altre tragedie e calamità che continuano ad avvenire. La Repubblica Democratica del Congo, tristemente, fa da ricettacolo di tante di esse. 

A Bukavu, dei 5 casi di Covid-19 diagnosticati e isolati in una unica struttura sanitaria, a Bwindi, due sono stati dichiarati negativi dopo aver ricevuto i risultati degli esami effettuati dall’Istituto Nazionale di Ricerca Biomedica (INRB) di Kinshasa. Gli altri tre sono stati dichiarati guariti. Il dottor Mukwege, Premio Nobel per la Pace 2018, direttore dell’ospedale di Panzi, a Bukavu, e Coordinatore regionale della lotta contro la pandemia, propone di dotare la Provincia del Sud Kivu di un laboratorio proprio per analizzare più velocemente i campioni di coronavirus, accelerando l’esame dei prelievi e ridurre la durata di attesa dei risultati dall’INRB di Kinshasa.

Il dott. Mukwege afferma che la Provincia del Sud Kivu, e in particolare il suo ospedale di Panzi, hanno personale scientifico qualificato in virologia, genetica e microbiologia.

Dal punto di vista della prevenzione, la provincia del Sud Kivu ha scelto di mettere in quarantena tutte le persone che provengono da Paesi colpiti da Covid-19. Attualmente ci sono in quarantena più di 100 persone.

Le notizie che arrivando da Kinshasa non sono così buone. Più di 300 persone sono infette da Covid-19 e aumentano ogni giorno. La popolazione è più preoccupata per la ricerca di qualcosa da mangiare che per la protezione contro la malattia.

A Kinshasa come altrove si alzano voci per prevenire un disastro nelle carceri. “Il governo congolese deve prendere misure più audaci per evitare una grave crisi nelle prigioni sovraffollate. Ha ereditato un sistema carcerario che era stato trascurato per decenni e ora che il Covid-19 è alle porte delle carceri, il tempo sta per scadere prima che un possibile disastro colpisca i detenuti”, ha dichiarato Lewis Mudge, Direttore di “Human Rights Watch” per l’Africa centrale.

“Nel padiglione dove ero fino a poco tempo fa, eravamo almeno in 850 in uno spazio previsto per 100. Con un numero simile, quando devi dormire, nessuno può avere più di un metro quadrato di spazio, ed è anche peggio in altri padiglioni. Se il coronavirus raggiunge Makala (la prigione centrale di Kinshasa), nessuno rimarrà in vita”, ha dichiarato un detenuto a “Human Rights Watch”. Per questo pare siano stati rilasciati almeno 1.200 detenuti.

A Kinshasa, l’attenzione è attirata dall’inchiesta sull’enorme appropriazione indebita di denaro, che coinvolge diverse figure politiche, tra cui il principale collaboratore del Presidente della Repubblica. Si sta sollevando un lembo del tappeto che copre migliaia di appropriazioni finanziarie indebite, coperte finora dall’impunità dei potenti.

Oltre a Covid-19, il Nord e Sud Kivu sono colpiti da altre disgrazie.

A Beni è riemerso il virus Ebola che sembrava definitivamente sconfitto (ci sono 5 o 6 persone infette).

In tutta la regione orientale della Rep. Dem. del Congo, i gruppi armati continuano i loro attacchi. Dallo scorso gennaio, nella Provincia di Ituri, oltre 330 persone sono state vittime di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui omicidi e rapimenti commessi dalla milizia “CODECO”, ha rivelato Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti dell’Uomo, nella sua dichiarazione pubblicata venerdì 17 aprile a Ginevra.

Almeno 57 civili sono stati uccisi da gruppi armati nel territorio di Masisi, nel Nord Kivu, nel solo febbraio 2020, riferisce il “Barometro sulla Sicurezza” del Kivu. Sempre nel Masisi, a Shibo e Kilondo, in una sola settimana sono stati uccisi 19 civili e violentate 3 donne.

A parte la guerra che uccide ogni giorno, a metà aprile, le province del Sud Kivu, Maniema e Tanganica sono state colpite da piogge torrenziali che hanno causato morti e distruzioni. Almeno 23 persone hanno perso la vita il 17 aprile a causa della pioggia torrenziale che ha colpito la città di Uvira, nel Sud Kivu. Una valutazione provvisoria parla di più di 50 feriti e di case e strade distrutte.

Almeno 10.000 famiglie sono vittime dell’alluvione del fiume Congo che attraversa diversi villaggi nella provincia del Maniema e nella città di Kindu. Secondo fonti tecniche della provincia, l’acqua del fiume si è alzata di 6,7 metri.

Oltre un migliaio di case crollate e una persona ferita nell’alluvione del fiume Congo a Kabalo nella provincia del Tanganica. Le vittime hanno trovato riparo in particolare nelle chiese. Secondo l’amministratore del territorio di Kongolo, Clément Kyanga Ramazani, oltre 2.000 case sono state distrutte nei distretti e nei villaggi che si affacciano sul fiume Congo, nella sua parte di Lualaba.

Confinamento, malattie, guerre, catastrofi naturali hanno ridotto la produzione e la circolazione di prodotti agricoli e alimentari. Per i poveri e i piccoli, il rischio di morire di fame è molto grande. Se in Europa la situazione sta migliorando, non si può dimenticare il resto del mondo che è ancora in piena crisi.

Nell’omelia della Domenica della Divina Misericordia, Papa Francesco ha invitato alla solidarietà mondiale: “Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!

La comunità salesiana, da parte sua, ha vissuto la Settimana Santa e la celebrazione della Pasqua in stretta intimità. La scuola è stata chiusa per una prolungata “vacanza di Pasqua”, i ragazzi dell’internato sono tornati in famiglia, tranne quelli che vivono troppo lontano o che non hanno parenti disposti ad accoglierli. I laboratori funzionano a ritmo ridotto, per completare alcuni ordini o eseguire lavori utili al Centro. Il personale amministrativo è presente in sede solo due giorni alla settimana. I salesiani si occupano di mettere in ordine i diversi progetti e utilizzano il maggior tempo a disposizione per letture, formazione permanente e preghiera. “Portiamo davanti al Signore i vivi e i morti di tutto il mondo” affermano.

Al ritorno dei ragazzi dopo le vacanze di Pasqua, i Figli di Don Bosco si sono adoperati nel tenerli occupati, nel rispetto degli standard di sicurezza: in piccoli gruppi e ben distanziati tra loro, offrono ripetizioni scolastiche, attività ricreative e sportive, piccoli lavori di manutenzione della casa. “Stiamo attenti alle notizie e disposizioni che possono arrivare da un momento all’altro. Viviamo giorno per giorno, un po’ come il popolo di Dio nella sua traversata del deserto, che riceveva la manna giorno dopo giorno. Siamo certi che il Signore ci porta nelle sue braccia, ci tiene sul suo cuore, si ricorda del suo amore” proseguono i religiosi.

Che infine concludono: “Il confinamento riduce i nostri spostamenti e le nostre possibilità di accoglienza. La nostra cappella rimane aperta durante il giorno per coloro che desiderano meditare e affidare la propria vita al Signore. Appena il contenimento sarà rimosso, abbiamo in programma di visitare le famiglie dei nostri allievi e dare un piccolo aiuto, secondo i nostri mezzi, a coloro che soffrono di più per le conseguenze della pandemia. Siamo in contatto con i nostri confratelli di Uvira per portare, attraverso di loro, soccorsi alle vittime delle alluvioni, soprattutto attraverso il pagamento delle tasse scolastiche per i figli delle famiglie colpite. Il Signore ci chiede di essere testimoni e portatori del suo amore, specialmente per i giovani più vulnerabili”.

InfoANS

ANS - "Agenzia iNfo Salesiana" - è un periodico plurisettimanale telematico, organo di comunicazione della Congregazione Salesiana, iscritto al Registro della Stampa del Tribunale di Roma, n. 153/2007.

Questo sito utilizza cookie anche di terze parti, per migliorare l'esperienza utente e per motivi statistici. Scorrendo questa pagina o cliccando in qualunque suo elemento, acconsenti all'uso dei cookie. Per saperne di più o negare il consenso clicca il tasto "Ulteriori informazioni".