L’identità del Salesiano Cooperatore risiede soprattutto nella missione che gli è propria: la costruzione di un mondo veramente umano e l’edificazione della Chiesa, locale e universale, soprattutto da parte dei giovani. Don Bosco scrisse che “diventare Salesiani Cooperatori era un modo pratico per rendersi utili alla società e per promuovere buoni costumi”. Don Bosco parlava ancora di “onesti cittadini e buoni cristiani”! Si tratta di cogliere il significato di queste parole e tradurle oggi in un impegno concreto.
Il Salesiano Cooperatore deve “appartenere alle masse e prendere la parola” ha scritto don Giuseppe Casti, Delegato Mondiale dei Salesiani per i Salesiani Cooperatori. Ciò significa che i Salesiani Cooperatori devono essere la voce di coloro che non hanno voce, cioè i poveri, i socialmente svantaggiati. “La ricerca del bene comune richiede una ricerca permanente, una progressione graduale. Richiede perseveranza e un certo rigore” ha inoltre aggiunto.
Per un’epoca come quella attuale, i Salesiani Cooperatori devono saper affrontare le emergenze che li interpellano e le sfide e le aspettative inerenti i più deboli e quanti sono più minacciati dall’insicurezza economica e politica. E questo secondo un’etica che fa crescere, rifiuta la vanità e cerca la verità. Don Bosco era un sognatore, e desiderava che i suoi successori fossero utopisti realisti.
Oggi la presenza dei Salesiani Cooperatori sta crescendo in tutto il mondo e in tutti e cinque i continenti. Il loro numero supera le 30.000 unità, diffuse in 60 paesi, come ha testimoniato il Segretario Mondiale dell’Associazione dei Salesiani Cooperatori, Filippo Servili. Le loro diverse missioni e stili di vita colorano le loro azioni ovunque essi si trovino. Come disse Don Bosco: “Voi compirete l’opera che io incomincio. Io abbozzo, voi stenderete i colori”.
Fonte : Don Bosco Aujourd’hui