Italia – Il Rapporto Caritas 2020: analisi e proposte per uscire, tutti insieme, dal tunnel della pandemia
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23 Ottobre 2020

(ANS – Roma) – È un quadro con molte ombre e qualche luce quello delineato da Caritas Italiana nel suo annuale rapporto su povertà ed esclusione sociale, pubblicato sabato scorso, 17 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale di Contrasto alla Povertà. Perché la pandemia di Covid-19 è arrivata a colpire una cittadinanza già in difficoltà da più di un decennio e ha portato in situazione di necessità persone e nuclei che fino a quel momento si mantenevano a fatica: sono i “nuovi poveri”. Note positive vengono invece dalla parallela crescita della solidarietà.

Esprime il dossier con grande chiarezza: “Analizzando il periodo maggio-settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 emerge che da un anno all’altro l’incidenza dei ‘nuovi poveri’ passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9% dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa; cala di contro la grave marginalità. A fare la differenza, tuttavia, rispetto allo shock economico del 2008 è il punto dal quale si parte: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti è più che doppio rispetto al 2007, alla vigilia del crollo di Lehman Brothers”.

Come tutti gli eventi traumatici, la pandemia ha presentato un conto più alto proprio alle persone più vulnerabili. Guardando all’occupazionale, l’impatto della pandemia e dei conseguenti contraccolpi economici ha prodotto effetti maggiori nei lavoratori precari, intermittenti o a chiamata; in tema di educazione, durante il confinamento molte sono state le famiglie che non hanno potuto assicurare ai propri figli le apparecchiature utili per la didattica a distanza, acuendo così il divario di opportunità tra i loro figli e quelli di chi poteva disporre dei dispositivi necessari; per non parlare del leitmotiv “state a casa”, vissuto ovviamente in modo diverso da chi possiede un’abitazione e da e chi, costretto a vivere in strada, si è anche ritrovato a maggior rischio di contagio.

Allargando lo sguardo al mondo, il rapporto cita anche i dati della Banca Mondiale che per la prima volta dopo venti anni attestano la crescita della povertà estrema: le persone costrette a vivere con meno di 2 dollari al giorno salgono da 60 milioni a una quota che oscilla tra gli 88 e 114 milioni.

Di pari passo con le difficoltà in Italia è cresciuta pure la solidarietà, anche grazie all’azione di circa 62mila volontari, a partire dai giovani del Servizio Civile Universale, che da nord a sud si sono spesi a favore dei più vulnerabili attivando molteplici modalità di soccorso, spesso inedite.

Per cercare di avere un quadro complessivo dell’impatto economico e sociale della pandemia la Caritas ha realizzato tre monitoraggi nazionali: uno ad aprile in pieno lockdown; il secondo a giugno, dopo la riapertura dei confini regionali; il terzo a settembre dopo il periodo estivo. I dati raccolti testimoniano due grandi fasi attraversate finora, che corrispondono in parte alle diverse fasi di avvio delle misure e dei provvedimenti governativi: la prima, della “dura emergenza”, durante la quale si è pagato il prezzo più alto; la seconda, vissuta nei mesi estivi, nella quale si è avviata una lenta ripartenza, dai contorni e confini incerti. In ciascuna delle due fasi le azioni messe in campo dalla rete Caritas sono state preziose.

C’è poi anche il tema del lavoro: oltre a registrare una discesa dell’occupazione – a favore, si badi bene, non del tasso di disoccupazione (che sottintende una ricerca del lavoro), ma dell’inattività – il rapporto rileva in particolare la sofferenza sperimentata da tanti piccoli commercianti e lavoratori autonomi. Rispetto a questo fronte le Caritas diocesane hanno erogato sostegni economici specifici: in ben 136 diocesi sono stati attivati fondi dedicati, utili a sostenere le spese più urgenti (affitto degli immobili, rate del mutuo, utenze, acquisti utili alla ripartenza dell’attività, ecc.).

Con le parole pronunciate da Papa Francesco nelle sue catechesi sul tema “Guarire il mondo”, il rapporto Caritas sostiene: “Uscire dalla crisi non significa dare una pennellata di vernice alle situazioni attuali perché sembrino un po’ più giuste. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti, tutte le persone che formano il popolo. Tutte le professioni, tutti. E tutti insieme, tutti in comunità”.

Si tratta, afferma la Caritas, di “far convergere risorse umane, prima ancora che economiche intorno a una strategia per il futuro del Paese”, facendo leva su quegli “anticorpi della solidarietà” individuati in questi mesi nelle pieghe del tessuto sociale. E di elaborare e mettere in atto un piano definito e condiviso, che vada a favorire “il superamento dell’inequità” e la promozione di una “nuova economia” più attenta ai principi etici. 

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