Che cosa significa fare le professione perpetua?
Fausto: È un "sì" generoso che stiamo dando a Dio fin dalla Prima Professione, che abbiamo rinnovato ogni anno e che ora diventa un “sì” definitivo, dopo aver fatto un percorso, un accompagnamento con il nostro confessore, il Direttore della casa e il direttore spirituale.
David: È un “sì” generoso su cui stavamo lavorando ed è una risposta prima di tutto a Dio, e da lì un invito a vivere in comunità, a lavorare con i giovani.
In vista della celebrazione, cosa volete chiedere a Dio?
Fausto: Chiedo a Dio di aiutarmi a trovare segni di vita, come quelli che ho trovato nella comunità e tra i giovani destinatari; loro mi hanno aiutato molto a dire “sì”.
David: In tutto questo tempo, gli ho chiesto due regali speciali: il primo è la trasparenza. Il secondo è la fedeltà.
Questo “sì” per sempre a Dio, come lo metterete in pratica nel vostro apostolato?
Fausto: Questo “sì”, come abbiamo detto, è definitivo, ma dobbiamo continuare a costruirlo ogni giorno, attraverso l’Eucaristia, l’accompagnamento, i colloqui e le confessioni.
David: Si tratta di continuare ad essere un contributo alla mia comunità e ai miei confratelli, nell’apostolato, incoraggiando anche con qualche parola, anche se io sono un tipo di poche parole, e a me piace lavorare molto.
Un messaggio per i giovani che si sentono attratti dalla vita consacrata...
Fausto: Prima di tutto, che facciano un’esperienza, che lavorino un po’ con la gente… Devono fare esperienze quotidiane, ma soprattutto devono lasciarsi accompagnare e scoprire i piccoli segni in ogni momento. Dio sarà lì ad accompagnarli.
David: La prima cosa che direi loro è che alle volte le persone pensano che essere religiosi sia qualcosa solo per chi va a Messa o è santo… Ma nel mio caso non è stato così. È una chiamata di Dio e Lui può chiamare qualsiasi persona, con tutti i suoi talenti, ma anche tutte le sue debolezze. Da lì, ognuno ha la possibilità di dare seguito a quella chiamata.
Fonte: Ufficio di Comunicazione Sociale dell’Ecuador