Qual è la situazione attuale dell’editoria cattolica?
C’è una crisi di fondo che è data dalla non obbedienza al carisma di alcuni istituti religiosi relativamente ai mass media e alla diffusione del libro. La maggior parte dell’editoria religiosa è proprietà di istituti religiosi, che all’origine con i loro fondatori hanno avuto come punto di riferimento per la diffusione del Vangelo lo ‘strumento’ libro. Don Bosco, ad esempio, puntò sui libri per le scuole, don Alberione sull’evangelizzazione attraverso la buona stampa. Era un investimento immediato. Questo slancio ideale oggi è venuto meno per motivazioni organizzative, finanziarie e anche per una sensibilità diversa.
Oltre a una crisi esterna, dunque, ce n’è una interna al mondo religioso…
Sì, una crisi interna che non è stata affrontata. Le difficoltà dell’editoria religiosa derivano anche dalla lettura spirituale presso i religiosi in calo, come nel caso dell’uso dei libri per le meditazioni mattutine. E si verifica anche quando viene meno il desiderio di conoscere le opere fondamentali dell’editoria religiosa.
In passato la direzione spirituale di una persona cominciava con il suggerimento di un libro da leggere. Una consuetudine che è cambiata. E si assiste a una diminuzione della lettura. Poi, sono subentrati altri strumenti come gli smartphone e Internet. Che, però, non hanno sostituito spiritualmente il libro. Sono solo cambiati i supporti per la lettura. Il mercato si è miscelato. Non è legato soltanto al libro religioso o laico. Quando diminuisce la lettura, a risentirne è quel settore che è considerato culturalmente più debole.
Come è possibile per l’editoria religiosa colmare questo divario?
Puntando su buoni autori, sul contatto con centri culturali e università, su convegni e su librerie trasformate in centri culturali veri e propri. L’editoria religiosa deve sapere utilizzare tutti gli strumenti e supporti informatici che esistono sia nella produzione che nel mercato stesso. Si può offrire sempre, sui temi del libro, una serie di servizi per altri linguaggi, come quello elettronico o filmico.
C’è un disinteresse dei laici per l’editoria religiosa tale da renderla una nicchia per pochi?
C’è una secolarizzazione galoppante che porta i laici a non avvicinarsi al libro religioso. E ciò ha una ricaduta negativa anche sul mercato generando un disinteresse generale. I ragazzi si abituano a leggere se sono educati a farlo o per iniziativa personale di alcuni insegnanti o in famiglia. Se vogliamo evangelizzare grandi masse le dobbiamo portare a riflettere e a utilizzare questi strumenti.
Su quali autori, a suo avviso, occorre puntare per il rilancio dell’editoria religiosa?
L’editore deve fare una proposta unitaria su argomenti come il deserto, la preghiera e l’impegno politico. Poi, il contenuto di un libro ha bisogno di un lettore attento che approfondisca la figura e le proposte dell’autore, leggendo altri libri dello stesso o di altri autori.
Bisogna aiutare i giovani a costruire personalità e sensibilità attraverso la lettura, mettendo a fuoco determinati temi, non scommettere solo su scrittori in voga al momento.
Le riflessioni di don Costa su questo tema sono contenute nel libro “Editoria religiosa. Lezioni brevi”.
Filippo Passantino
Fonte: SIR