“Alcuni mesi dopo avevamo già ottenuto alcuni strumenti e stavamo lavorando con alcuni ragazzi. È qui che tutto ha avuto inizio, con una porta che fungeva da tavolo di lavoro… Oggi, grazie a Dio, abbiamo un laboratorio ben assemblato nella Casa dell’Oratorio della parrocchia Don Bosco di Cordoba”.
Qual è l’obiettivo del laboratorio?
Ciò che vogliamo fare è la stessa cosa che voleva fare l’oratorio quando lo avviò Don Bosco, cercare anime per Cristo. Lo facciamo attraverso quello che lui stesso ha pensato: il cortile, la scuola, la cappella… Bene, in tutto ciò a me tocca questa parte, un misto di scuola e cortile, perché la falegnameria è un po’ questo.
Che metodologia utilizzate nella pianificazione del laboratorio?
Molte volte abbiamo voluto pianificare un modalità e i ragazzi hanno sempre detto di no, che sarebbero stati loro a impostare la modalità. Col tempo ho imparato che quello che devi fare è parlare con loro, vedere di cosa hanno bisogno e cosa vogliono fare in quel momento.
E quale intenzione ha per te questa modalità?
Non dobbiamo mai perdere di vista l’obiettivo. L’oratorio è uno spazio religioso. Anche se puoi trovarci un laboratorio di falegnameria o di cucina o dei bambini che giocano a calcio, si tratta di uno spazio fondamentalmente religioso. Non dobbiamo dimenticare mai nemmeno che siamo solo con loro solo per un po’ di tempo, due o tre anni. Poi i ragazzi lasciano l’oratorio e partono con i loro strumenti e devono ricordare che noi abbiamo speso il nostro tempo a indicare Gesù e non noi stessi. Quando se ne vanno, deve essere chiaro chi è il Maestro da seguire, che non siamo noi, che siamo appena delle dita puntate verso Qualcuno, niente di più.