di Santosh Digal
Don Kollashany racconta di aver ricevuto l’ispirazione a lavorare con i più piccoli quando aveva 16 anni, ascoltando quel brano del Vangelo di Luca in cui Gesù insegna nella sinagoga di Nazareth di “portare ai poveri il lieto annuncio” (Lc 4-16,20). Fu in quel momento che si avvicinò ai Salesiani e poi durante il periodo degli studi di Teologia iniziò a collaborare per lo sviluppo dei minori poveri in India.
Il Salesiano si sente “ispirato e rinvigorito dal modo in cui i piccoli reagiscono alle sfide e ai rischi”. Riporta ad esempio la storia di un ragazzo di 16 anni, “che sta lottando per superare l’esame di 10ª classe presentandosi da privatista, dopo aver abbandonato la scuola alla quinta classe. Nel frattempo egli è riuscito ad estinguere il debito del padre, pari a 200mila rupie (quasi 2.900 euro, ndr), lavorando come spazzino. Con i soldi guadagnati, 300 rupie al giorno (4 euro), egli ha saputo nutrire la nonna disabile, la madre invalida a causa delle ustioni da kerosene versatogli addosso dal marito in un tentativo di omicidio, e persino a comprare una bicicletta e pagare gli studi del fratello. (…) Sono entusiasta di come abbia saputo creare legami tra le persone, le stesse che oggi gli hanno prestato i soldi con cui sta costruendo la propria casa”.
I ragazzi di strada, afferma, “stanno modellando il futuro dell’umanità e le proprie vite. È la legge della natura. Stare con loro e imparare da loro è il modo migliore per crescere, imparando a non perdere la propria passione adolescenziale e la fanciullezza. (…) È nelle periferie, in mezzo a coloro che sono ai margini e al di fuori delle tendenze dominanti, che si può toccare il polso della società, che si può misurare l’essenza di una comunità e purificare i suoi valori come un fuoco”.
Nei suoi anni di missione don Kollashany ha imparato che con i ragazzi non si può adottare sempre lo stesso schema, bisogna saper cambiare approccio; analogamente, “anche le politiche in tema di minori devono cambiare”. Negli anni ’70, ricorda, “lo Juveniles Act considerava i giovani come dei delinquenti e li trattava da criminali. Quel sistema andava cambiato. Ora con la legge del 2000 i ragazzi sono considerati come bisognosi di cura e protezione”.
Fonte: AsiaNews