Vietnam – Una chiacchierata a cuore aperto con il nuovo Superiore salesiano dell’Ispettoria “Vietnam-Mongolia”

(ANS – Ho Chi Minh City) – Il 25 maggio a Ho Chi Minh City, don Barnaba Le An Phong si è insediato come Superiore dell’Ispettoria “San Giovanni Bosco” di Vietnam-Mongolia (VIE). Oggi su ANS condivide la sua storia salesiana, i suoi pensieri e i suoi sogni.

Cos’è che l’ha spinta a seguire Don Bosco come salesiano?

Nella Chiesa riconosciamo i santi, e ognuno ha il suo modo particolare di vivere la santità; tutti noi siamo un’infinita varietà di vite nell’unico Dio onnipotente. Per me, quando ripenso al mio cammino vocazionale, sento che Don Bosco è un santo la cui vita e vocazione mi sono più vicine. Ci sono due punti, in particolare, che mi attraggono: la sua personalità unica, che m’ispira un modo di vivere umanamente e fortemente per i giovani. Da circostanze difficili, Giovanni Bosco è cresciuto con una forte volontà ed energia spese per realizzare il suo sogno di diventare sacerdote e poi educatore dei giovani poveri. Inoltre, mi ha dato un’altra lezione nella sua passione per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, con il suo motto Da mihi animas, e per questa scelta la sua vita è stata piena di santità ed energia.

Cos’è che la rende felice come Salesiano di Don Bosco?

Quando chiediamo a qualcuno che cosa lo renda felice, possiamo ottenere molte risposte diverse e particolari. Qui stiamo parlando della felicità “come salesiano”, cioè: la felicità della nostra vocazione ad “essere pastore ed educatore di giovani”.

Per me, ci sono due caratteristiche salienti del volto di Don Bosco che mi attraggono e mi motivano. Primo: l’allegria e la disponibilità di uno scopritore che accetta volentieri il progetto di Dio su di lui. Secondo: una santità vissuta con un profondo tocco umano. Questi tratti mi aiutano ad essere felice nel vivere la vita consacrata salesiana.

Ha servito per 14 in Italia. Cosa ha imparato in questo tempo?

​​​​​​Ho trascorso un lungo periodo in Italia, dapprima come tirocinante, come studente di Teologia e poi completando ulteriori programmi di studio (2000-2014). Le esperienze di qualsiasi periodo di formazione all’estero possono lasciare impressioni sia positive che negative. Tuttavia, ciò che ho imparato come esperienza arricchente nella mia vita salesiana è la fiducia e l’affidamento a Dio in ogni circostanza. In Italia ho capito che le difficoltà possono essere buone opportunità per la formazione, e ora so rialzarmi dalle difficoltà per vivere con un certo ottimismo. Inoltre, ho potuto acquisire un atteggiamento di apertura mentale, potendo accettare le differenze – nell’integrazione culturale e nella condivisione della spiritualità salesiana con confratelli di estrazione molto diversa.

Lei è stato formatore. Quali sono state le sfide in questa missione e come le ha superate?

Mi è stato detto spesso che bisogna agire assecondando la sua natura - agere sequitur esse. La grande sfida per me, e in effetti, una sfida a volte difficile da superare, è come avere armonia tra ciò che “sono” quando “faccio”. Cioè la testimonianza di una vita degna di una vocazione, una vita che sia esempio di sacrificio, di ascolto, di servizio, di comunione, di comprensione, costruendo un rapporto giusto e positivo con i giovani salesiani in formazione.

Ho scoperto lentamente che quando non amo abbastanza i miei fratelli non ho iniziativa nel servirli e accompagnarli. In altre parole, per superare le difficoltà sopra descritte, secondo me, la via migliore e ancora valida è imparare ad amare - sforzarsi di essere amati.

Qual è il suo sogno all’inizio del mandato da Ispettore del Vietnam-Mongolia?

​​​“Sogno” è la parola chiave che Papa Francesco ha lasciato a tutti i salesiani riuniti al Capitolo Generale 28 e lo è anche per me ora, quando mi è stato affidato quest’incarico: “vivere” con i giovani, “animare” e “governare” i miei confratelli e la missione nell’Ispettoria VIE.

Tuttavia, un’altra cosa importante che sta dentro questo sogno è come posso risvegliare nei miei confratelli il desiderio di servire i giovani con tutto il cuore e aiutare i giovani a sognare la loro vita.

Spero che la nostra Ispettoria continui a crescere nella missione di Don Bosco di servire i giovani nella spiritualità salesiana. Questo sogno può essere realizzato passo dopo passo, con un piano operativo che si allinei con la realtà e la visione della missione nella nostra Ispettoria.

L’Ispettoria VIE oggi conta 38 comunità e oltre 350 salesiani professi, con altri 120 e più salesiani vietnamiti missionari “ad gentes” in oltre 40 Ispettorie dei cinque continenti.

Fonte: AustraLasia

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