Nel ricordare i momenti vissuti, il volto di “Eli”, come la chiamavano affettuosamente le persone, evoca un sorriso eloquente. Confessa che l’inizio non è stato facile. Alla domanda sull’esperienza più bella che ricorda, impiega un po’ di tempo per pensare e poi risponde: “Il fatto di aprire il mio cuore vivendo con persone umili, perché è una situazione che non si vive nel mio Paese natale. E anche il legame emotivo che sono riuscita a stabilire con le persone”.
Eliška ha lavorato anche come insegnante di inglese per più di 200 bambini indigeni; è stata istruttrice di artigianato all’oratorio e assistente di cucina nella comunità e in un refettorio per anziani.
Cosa lascia Eliška a Simiatug?
Sono partita senza esperienza religiosa, ma con il cuore aperto e i bambini sono molto sensibili a questo. Nelle scuole c’è sempre stata una bella reazione da parte loro. Essendo diversa dagli altri, sicuramente si ricorderanno di me perché parlavo inglese, ceco e perché facevo torte. Un’altra cosa che porto con me è l’amicizia delle donne che lavorano nella comunità.
Il momento più difficile?
All’inizio la cosa più difficile è stata la lingua e siccome non sono cattolica, ho scoperto questa parte della mia vita. Inoltre, l’esperienza di vivere in comunità, con altri volontari più giovani e non sentirmi sola, dato che la mia mentalità e le mie esperienze di vita erano differenti.
Ora sei cattolica?
Non mi sembra di saperne tanto da essere certa di essere diventata cattolica, perché ho fede e credo in Dio, ma a modo mio fuori della Chiesa. Questo è nuovo per me, ma ha cambiato il mio modo di pensare, perché avevo dei pregiudizi e ho scoperto che la realtà è diversa.
Come hanno contribuito i salesiani?
Non sapevo cosa significasse vivere in comunità, ed è interessante vedere come funziona questo rapporto tra fratelli, le difficoltà che affrontano e i modi in cui cercano di cooperare tra loro.
Cosa diresti ad altre persone affinché possano fare questa esperienza?
Di tutte le esperienze, sia di lavoro che di studio, nessuna mi ha dato tanto apprendimento quanto il volontariato. Ti apre la mente ed è qualcosa che non puoi ottenere da nessun’altra parte. È importante pensare che non tutto è denaro, ma che alcune cose le fai perché è la cosa giusta da fare. Così ciascuno scopre il proprio potenziale.
Una parola per la comunità che ti ha accolto...
Grazie per avermi accettata, per essere stato con me nei momenti belli e brutti, questa esperienza la porterò con me per sempre. Non so quando, ma sicuramente tornerò in Ecuador.
Cristian Calderón