Spagna – “Mi chiamo Cristóbal e voglio essere, come dice il mio nome, ‘Portatore di Cristo’”

(ANS – Madrid) – Il salesiano spagnolo don Cristóbal López, nominato pochi giorni fa dal Santo Padre arcivescovo di Rabat, in Marocco, ha una sola priorità per il suo nuovo incarico: “Amare le persone”. Missione che, per lui, consiste nel vivere “la fratellanza tra cristiani e musulmani e aver cura dei più poveri e bisognosi, che in questo momento lì sono i migranti”.

Cosa ha provato quando è stato informato della nomina?

Ho sentito il dilemma tra il dire sì o no alla chiamata che Dio mi faceva attraverso la Chiesa. Ho anche sentito il peso della responsabilità e la vertigine dell’inadeguatezza. La Parola di Dio, che in quei giorni risuonava più volte con un “Non temere, Io sono con te”, mi ha aiutato a dare l’unica risposta coerente con la mia scelta di vita davanti a un Dio che mi ama.

Com’è la sua futura arcidiocesi di Rabat? La conosce?

Ci ho vissuto per quasi otto anni. Sono stato parroco lì e ho fatto parte del Consiglio Presbiterale e del Consiglio dell’Educazione Cattolica. Conosco metà dei sacerdoti e dei religiosi, che non superano i 40, in totale, e un buon numero di religiose, che sono circa un centinaio.

Geograficamente la sua estensione è quasi pari a tutta la Spagna. Per numero di abitanti, oltre 30 milioni. I cristiani cattolici… forse 30.000, tutti stranieri, europei o sub-sahariani, ma ci sono anche alcuni asiatici.

L’arcidiocesi gestisce 15 scuole cattoliche con circa 15.000 studenti, praticamente tutti musulmani, e numerose opere sociali, in particolare attraverso la Caritas. Si ha molta cura dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa...

Inoltre viene portata avanti un’importante missione evangelizzatrice e catechetica tra gli studenti universitari subsahariani, che sono numerosi e sono il sostentamento di molte delle piccole comunità cristiane sparse nell’enorme territorio diocesano.

Il dialogo interreligioso è vissuto a tutti i livelli, ma soprattutto in quello della vita quotidiana, nell’amicizia e nell’incontro tra le persone.

E insieme ai cristiani protestanti promuove un Istituto Ecumenico di Formazione Teologica e Pastorale chiamato “Al Muwafaka” (Insieme), specializzato nel dialogo interreligioso e nella conoscenza dell’Islam. Un'esperienza originale e senza precedenti, credo, in tutta la Chiesa.

Dialogo interreligioso e migrazioni sono due delle sfide più importanti che l’attendono?

Sicuramente. Ma la sfida più importante è amare le persone; per amore si vive la fraternità tra cristiani e musulmani e si ha cura dei più poveri e bisognosi, che in questo momento lì sono i migranti.

Fonte: Periodista Digital

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