«La testimonianza di questi due Beati - spiega il cardinale Semeraro presentandoli a Francesco - riporta l’attenzione dei credenti in Cristo al tema dei migranti che, come detto più volte dal Papa, “se integrati possono aiutare a far respirare l’aria di una diversità che rigenera l’unità; possono alimentare il volto della cattolicità; possono testimoniare l’apostolicità della Chiesa; possono generare storie di santità”». Il prefetto tratteggia poi le vite di Giovanni Battista Scalabrini e di Artemide Zatti, evidenziando nel primo l’opera pastorale nei confronti dei migranti «giudicata da molti profezia di una Chiesa vicina alla gente e ai suoi problemi concreti». Nel secondo il suo essere «autentico interprete dello spirito salesiano, con un temperamento affabile e la letizia che sempre lo accompagnava, anche nelle circostanze più difficili».
«Artemide Zatti ha vissuto sia l’esperienza del migrante, sia quella della malattia testimoniando in esse la forza salvifica della Pasqua e quella gioia che caratterizza lo stile di don Bosco e che permea tutta la Famiglia Salesiana di cui faceva parte. È un modello di santità particolarmente attuale in questi tempi segnati dalla pandemia e in cui tanti sono costretti ad abbandonare le proprie terre d’origine e per questo la sua canonizzazione sarà una festa per tanti - così don Pierluigi Cameroni, Postulatore generale - un nuovo santo vicino ai sofferenti e non solo perché ha speso la sua vita per loro, ma perché ha vissuto su di sé l’esperienza della malattia, maturando una sensibilità straordinaria nei confronti dei malati e non perdendo mai la speranza e la gioia».
A partecipare a questo evento c’erano diversi salesiani e membri della Famiglia Salesiana, in comunione con i cardinali salesiani presenti a Roma per il Concistoro ordinario. Anche la comunità civile ed ecclesiale di Boretto partecipa a questa gioia come hanno scritto in un comunicato ufficiale il sindaco Matteo Benassi, e il parroco don Giancarlo Minotta: «Siamo in un momento storico contrassegnato da un lato da “passioni tristi” e grandi incertezze, in cui si naviga a vista nell’economia, nella politica e nelle vite personali. Dall’altro il nostro tempo mette in evidenza molto spesso fatti ed esempi negativi e riferimenti ambigui per i nostri giovani. In questo contesto la canonizzazione di Artemide Zatti è come un raggio di luce che squarcia il cielo chiuso. Ci mostra come non serva usare la fantasia per inventare personaggi all’altezza dei nostri desideri più profondi, che oggi sembra impossibile riuscire a vivere, ma che, al contrario, nell’amicizia con Cristo e nell’impegno nel lavoro quotidiano possiamo vivere all’altezza di quei desideri».
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