India - Un bambino disperso da nove anni ritrova i suoi genitori

04 Agosto 2016

(ANS – Chennai) - “Io l’avevo cercato correndo da un posto all’altro, ma non l’avevo trovato. Alla fine le mie preghiere sono state esaudite”, dice Shehnaz. Shehnaz finalmente ha incontrato il figlio Muhammed, chiamato anche Faiz Hussein, dopo nove, lunghi anni, presso un centro di soccorso dei bambini, in una casa diretta dal "Don Bosco Anbu Illam". Al vedere il figlio si è commossa e non riusciva a smettere di abbracciarlo, come non ci riusciva lui.

Shehnaz è giunta presso la città da Jabalpur nel 2007, con il figlio di sette anni. Scendendo dal treno, lei gli chiese di aspettarla sul marciapiede mentre andava a prendere un taxi; quando ritornò, non lo trovò. Era scomparso. “Anch’io ero persa in città. Non riuscivo a spiegare la mia situazione a nessuno, perché non conoscevo la lingua. Ho telefonato a mio marito, e lui mi disse di aspettare nelle vicinanze e di cercarlo ancora per qualche tempo. Ma non successe nulla” dice Shehnaz trattenendo le lacrime. Muhammed, stringendo il braccio della madre, dice: “ho pianto per vari anni pensando ai miei genitori, perché mi mancavano tanto.” Fu salvato dagli operatori di Childline presso la stazione centrale di Chennai, che lo portarono al “Child Welfare Committee” (Comitato di Benessere del Fanciullo) e poi a una casa diretta dal Don Bosco Anbu Illam (DBAI).

“Allora non riuscimmo ad avere da lui nessuna informazione adeguata, dato che era troppo giovane. Quando gli chiedemmo il nome rispose 'Muhammed', e così lo chiamammo. Ma continuammo a cercare i suoi genitori,” dice Johnson Bashyam SDB, Direttore della casa e Direttore di DBAI.

Muhammed fu iscritto alla scuola San Giuseppe, dove è sempre stato un bravo studente e dove dimostrò un vivo interesse nella corsa e nel salto in alto. Egli rappresentò anche il distretto all’incontro sportivo annuale. Ma c’era sempre un vuoto. “Fui dato in affido, ma non avevo nessun amico e mi sentivo non voluto” dice. “Un giorno voglio diventare un giocatore di cricket, e questo è il mio solo desiderio,” dice in lingua Tamil guardando suo padre che cerca di capire la lingua. “Ho comperato un dizionario di traduzione Hindi-Tamil, per comprendere cosa dice mio figlio. Gli insegneremo anche l’Hindi” dice Muhammad Hussein, il padre.

La casa salesiana attualmente ospita 102 ragazzi, di cui 23 totalmente orfani, 70 con solo un genitore e i rimanenti 9 sono stati trovati abbandonati alle stazioni dei treni, alle fermate degli autobus o in qualche altro luogo pubblico. “Ogni giorno abbiamo casi simili,” dice un impiegato del CWC. “Domani ho gli esami, ma andrò a casa una volta conclusi” dice Muhammad, mentre esce di casa con la sua famiglia.

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