Italia – Coltivare l’amicizia con Dio. A colloquio con don Marco Panero, SDB, autore di “Nella tenda del convegno”

(ANS – Roma) – Intervistiamo oggi don Marco Panero, salesiano, docente di Filosofia Morale dell’Università Pontificia Salesiana e Consigliere della Penitenzieria Apostolica. È in libreria un suo volume di meditazioni che risulta particolarmente adatto per questo tempo di Quaresima, dal titolo intrigante: “Nella tenda del convegno. Meditazioni di vita spirituale” (Edizioni Ancora, 2023 – ISBN 978-88-514-2783-2).

Don Panero, qual è stata la sua principale fonte di ispirazione per scrivere questo libro? Che cosa intende comunicare ai lettori attraverso queste meditazioni?

“Nella tenda del convegno” nasce dal vivo della predicazione. Solo dopo un certo tempo mi sono deciso a dare a queste meditazioni la forma di un piccolo libro (144 pagine), constatando come potessero fare del bene anche ad altri.

Il libro è costruito attorno ad un’unica, consolante verità di fede: la presenza di Dio nell’anima. Il titolo “Nella tenda del convegno” si rifà appunto al padiglione mobile realizzato da Mosè per ospitare l’arca dell’alleanza. In fondo, la nostra anima è la tenda del convegno, dove si realizza la nostra unione con il Signore. Tutto il libro non è che lo sviluppo di questa profonda verità della nostra fede, descritta allegoricamente nell’immagine della tenda e dei suoi arredi.

Se presa sul serio, questa convinzione di fede getta una luce affascinante sull’intera vita cristiana. Quale gioia, infatti, sapere di poter vivere ininterrottamente in amicizia con Dio, intrattenendosi con Lui senza uscire da sé stessi! Questa è la gioia vera della nostra fede! Se questo piccolo libro potesse aiutare qualcuno a riscoprirla, ne sarei felicissimo.

Perché suggerisce di lasciarsi accompagnare da questo libro durante la Quaresima?

“Nella tenda del convegno” è un libro da leggere poco alla volta, senza fretta. L’ho pensato come un compagno di viaggio che introduce alla bellezza e profondità della nostra fede, suggerendo in proposito varie piste di meditazioni. Per questo ogni capitolo è suddiviso in paragrafi di due o tre pagine appena, adatti a nutrire ciascuno la meditazione di una giornata. Un libro da leggere, insomma, ma soprattutto che vuole far meditare.

La Quaresima è il tempo propizio per intraprendere questo viaggio interiore, scoprendosi felicemente in-abitati dalla Presenza divina. Con la consolazione, poi, che questa Presenza non verrà mai meno, esattamente come quella del Signore Gesù nella sua Chiesa, all’indomani della Pasqua e dell’Ascensione.

Quali altri temi vengono affrontati nel libro?

Ogni capitolo passa in rassegna qualcuno degli arredi custoditi nella tenda di Mosè, descritta nel libro dell’Esodo; la lettura allegorica consente di sprigionare la grande ricchezza spirituale che queste pagine contengono. Così, il lettore viene gradualmente introdotto nei fondamentali della vita spirituale: la preghiera nelle sue varie forme, l’adorazione, il modo di accostarsi all’Eucaristia, l’unione con Dio, l’ascesi e l’offerta di sé, ma anche il governo dei propri pensieri e la custodia delle relazioni, le principali malattie dell’anima, la vita emotiva e le strategie spirituali più raccomandate.

“Nella tenda del convegno” non è un trattato di spiritualità; non intende “dire tutto”, ma si accontenta di mettere a fuoco alcuni temi maggiori della vita spirituale, nella convinzione che ogni verità di fede, se rettamente accolta, esercita un potere risanatore sull’intero organismo credente, rigenerandolo poco per volta nell’integrità dottrinale e morale.

Il testo affronta anche la tematica della solitudine, sottolineando che non siamo mai soli quando siamo con Dio. Quanto ritiene importante che i giovani sperimentino questa realtà?

Mi pare un punto decisivo, per questo vi ho dedicato un intero capitoletto. La solitudine è oggigiorno “la grande incompresa”, perché è trattata come un problema da rimuovere. A ben guardare, una certa dose di solitudine è connaturale alla persona, semplicemente perché fa parte della nostra condizione. Anche nelle relazioni più felici e profonde permane una distanza che va rispettata, perché nessuno, nemmeno chi amo di più, potrà mai sostituirsi a me; tantomeno io potrò pretendere di essere tutto per un’altra persona, questo sarebbe un abuso. Insomma, in ogni relazione sempre resterà in noi uno spazio in cui rimaniamo soli con noi stessi. E questo è un bene, anzi, è la condizione che rende possibile la vera comunione dell’amore. 

Al fondo dell’anima, però, scopriamo che la nostra solitudine è abitata da Dio, dunque non siamo mai veramente e del tutto soli. Dio è il signore e custode della nostra profondità! E l’amicizia con Lui passa non di rado attraverso la porta della solitudine del cuore.

Com’è importante, soprattutto per un giovane, sapere di avere in sé questo prezioso spazio, che può essere colmato solo da Dio. Il mondo esterno tende a saturare questo spazio, riempiendolo di mille cose e contatti, al punto che il silenzio e la solitudine con sé stessi fanno paura. L’uso dei social, in effetti, risponde spesso a questa fuga da sé, nel disperato bisogno di conferme esteriori.

Quante cose cambiano, invece, quando un battezzato, un giovane, scoprono di avere sempre in sé questa stanzetta interiore, in cui intrattenersi con Dio senza separarsi dagli uomini! Sovente, questa presa di coscienza inaugura una nuova e più matura fase della vita spirituale.

Ha dei consigli pratici da offrire ai lettori che desiderino progredire nella vita spirituale, secondo quanto espone nel libro?

Insisterei su una convinzione, in particolare. Nel capitoletto dedicato alle “malattie dell’anima”, ne segnalo una che mi pare davvero rovinosa: la disistima delle piccole cose buone. La vita spirituale è fatta di “piccole cose”, di dettagli e di strategie. Quanto vale agli occhi di Dio, della Madonna, dei Santi, un piccolo atto di mortificazione, una preghiera breve ma cordiale, una visita al Santissimo, un gesto nascosto di carità, un atto sincero di devozione! Non ci capiti di trascurare il meno e perdere così il più.

Se si misura la vita di fede e di apostolato con i criteri empirici dell’efficienza, difficilmente i conti tornano. Per questo, lungo i 9 capitoli di “Nella tenda del convegno” ho abbondato di esempi concreti e richiami a pratiche semplici della vita cristiana, alla portata di tutti, ma capaci di introdurci al bene più grande di tutti: l’amicizia con Dio e la cura della nostra vita spirituale.

Orazio Moschetti

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