Slovacchia – Un amico e collaboratore del Beato don Titus Zeman, SDB: il Servo di Dio don Alfonz Paulen

12 Ottobre 2023

(ANS – Bratislava) – Poco più di sei anni fa, il 30 settembre 2017, la Famiglia Salesiana della Slovacchia ha ricevuto il grande dono nella beatificazione di don Titus Zeman, salesiano sacerdote. Per la maturazione umana e sacerdotale di questo Figlio di Don Bosco provvidenziale fu l’aver svolto il servizio di viceparroco nella parrocchia di Senkvice accanto al parroco Alfonz Paulen, anch’egli oggi incamminato sulla via della santità. I due ebbero un benefico influsso l’uno sull’altro, aiutandosi reciprocamente nell’approfondimento della vita di fede e sacerdotale e condividendo impegni apostolici, sensibilità spirituali e, infine, anche il sacrificio della vita per le vocazioni.

Alfonz Paulen nacque il 26 gennaio 1913 nel villaggio di Malé Bedzany, distretto di Topoľčany, da Ján Paulen e Anna Števicova, la quale prima che Alfonz nascesse, durante un pellegrinaggio presso il santuario di Mariazell, chiese alla Vergine la grazia di un figlio sacerdote.

Venuto al mondo nella semplicità di un ambiente agricolo e pastorale, già nella prima infanzia vide morire suo padre, sua sorella e uno dei suoi due fratelli, venendo cresciuto non senza difficoltà dalla giovane madre vedova. Si ammalò lui stesso di tubercolosi e dovette trasferirsi sui Monti Tatra per le cure. Nel frattempo, studiava e sentiva nascere in sé quella vocazione implorata dalla madre, tanto che nel 1931 entrò in seminario a Trnava.

Lì trascorse cinque anni, studiando con vigore e gioia, venendo infine ordinato sacerdote il 17 maggio 1936. Come primo incarico fu assegnato come cappellano nel villaggio di Leopoldov, dove insegnava ai bambini della scuola e li preparava alla Prima Comunione, manifestando loro particolari tenerezza e attenzioni. Assolto poi l’obbligo del servizio militare a Praga, nel 1938 divenne parroco a Sološnica, facendosi apprezzare soprattutto come confessore.

Nel 1939 venne inviato nella parrocchia di Kolpachy, (oggi Banský Studenec), in una regione della Slovacchia all’epoca molto povera, dove spesso mancava anche il cibo. Sostenuto da diverse famiglie della cittadina, don Paulen, trascorse lì più di 8 anni e, oltre a servire attraverso il suo ministero, si prodigò verso i poveri e i sofferenti, e specialmente verso i bambini, ricordando il suo passato da orfano di padre e gli anni difficili tra ristrettezze e malattia.

Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale don Paulen, che sapeva sia il tedesco, sia il russo, emerse come un’autorità cittadina e fu anche grazie a lui e alla sua diplomazia se non ci furono perdite di vite umane durante la rappresaglia tedesca sui cittadini di Kolpachy, rei di aver partecipato all’insurrezione nazionale slovacca del 1944. Grazie alla sua autorevolezza don Paulen riuscì a far sfuggire diversi abitanti e anzi egli stesso accolse e nascose in più di una circostanza dei partigiani fuggiaschi.

Terminata la guerra rimase a Kolpachy ancora per due anni, svolgendo le sue funzioni di pastore e insegnante, sostenendo la ricostruzione della cappella locale, organizzando missioni popolari e preparando i fanciulli alla Cresima – le ultime cresime ad essere celebrate in quella località fino al 1993.

Mentre don Paulen, sul finire del 1947, veniva assegnato come parroco a Šenkvice, nel Paese infatti si andava instaurando il regime comunista. Nel nuovo contesto creatosi cercò di agire con un maggiore impegno apostolico: insegnava religione nelle scuole, rinnovava lo strumento delle missioni popolari e dei ritiri per i parrocchiani, si preoccupava di incentivare l’editoria religiosa e dedicava molte energie al sostegno dei vari gruppi associativi cattolici della parrocchia.

Quando il suo viceparroco, il salesiano don Titus Zeman, viste le restrizioni imposte alla formazione sacerdotale, iniziò ad organizzare le fughe clandestine verso l’Italia, anch’egli iniziò a collaborare. Per questo suo atto di amore anch’egli venne messo in carcere, e dopo quasi tre anni di privazioni e torture, e senza che gli venissero somministrate cure adeguate, si ammalò gravemente. Morì il 10 aprile 1954, dopo una lunga agonia.

Nelle ultime ore della sua vita sussurrò a don Zeman che più volte aveva pensato di entrare tra i Gesuiti, ma che avendo tanto sofferto in carcere con i Salesiani, chiedeva di essere ammesso nella sua Congregazione. “Vorrei morire come Salesiano di Don Bosco e sotto la protezione dell’Ausiliatrice” fu la sua richiesta.

Lo scorso 11 aprile 2023, l’arcivescovo di Bratislava, Mons. Stanislav Zvolensky, ha aperto l’inchiesta diocesana del processo di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Alfonz Paulen.

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