Stati Uniti – Giornata Internazionale contro la Tratta di esseri Umani: cosa fanno i salesiani nel mondo per prevenire e alleviare questa piaga
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28 Luglio 2023

(ANS – New Rochelle) – I Salesiani di Don Bosco e la Famiglia Salesiana tutta sono impegnati a livello globale a contrastare una tra le peggiori piaghe sociali ancora tristemente presenti nel XXI secolo: la tratta di esseri umani. In occasione della Giornata Internazionale contro la Tratta di Esseri Umani, che si celebra domenica 30 luglio e che quest’anno affronta un tema dal sapore tipicamente salesiano - “Raggiungere ogni vittima di tratta, non lasciare indietro nessuno” - ci lasciamo guidare dai salesiani della Procura Missionaria di New Rochelle alla riscoperta di alcune buone pratiche compiute nel nome e nel segno di Don Bosco in tutti gli angoli del mondo.

Secondo i dati offerti dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), i tassi di individuazione di questo terribile fenomeno sono diminuiti dell’11% nel 2020 e le condanne sono crollate del 27%, a dimostrazione di un rallentamento a livello mondiale della risposta della giustizia penale alla tratta. Inoltre, la pandemia di Covid-19 ha anche modificato le caratteristiche della tratta, spingendola sempre più nell’ambito della clandestinità e aumentando potenzialmente i pericoli per le vittime.

A finire nelle reti dei trafficanti di esseri umani sono nella maggior parte dei casi quelle persone che già molte hanno sofferto e che avrebbero maggior bisogno di aiuto. “Coloro che non hanno uno status legale, vivono in povertà, hanno un accesso limitato all’educazione, all’assistenza sanitaria o a un lavoro dignitoso, coloro che subiscono discriminazioni, violenze o abusi, o provengono da comunità emarginate, sono spesso gli obiettivi principali dei trafficanti” hanno spiegato dall’UNODC.

Da parte loro i salesiani lavorano sia per prevenire la tratta, sia per assistere le vittime che vivono per strada e cercano una seconda possibilità di vita. “I salesiani forniscono una gran varietà di programmi e servizi per combattere la tratta e garantire la sicurezza dei giovani – ha riportato don Timothy Ploch, Direttore ad interim di “Salesian Missions” –. Educano i giovani sui pericoli associati alla migrazione e che possono metterli a rischio di tratta e forniscono anche programmi di formazione che aiutino i giovani a trovare lavoro nelle loro comunità”.

Tra i più noti programmi salesiani attivi a contrasto della tratta c’è certamente il “Progetto Salesiano Tijuana” (PST), che tra le tante attività a favore dei vulnerabili che vivono o passano per quella città di frontiere, sul confine tra Messico e Stati Uniti, prevede anche il “Refettorio Padre Chava”: grazie a tale struttura dal 1987 i migranti e i giovani poveri trovano vitto e alloggio in un ambiente familiare e accogliente, e dove possono accedere a un taglio di capelli, a un cambio di vestiti, alla possibilità di lavarsi e rimettersi in contatto con le loro famiglie. Negli anni, inoltre, il PST ha esteso la sua rete di collaborazioni a varie agenzie internazionali delle Nazioni Unite e alla Croce Rossa, così da favorire una cura integrale delle persone più a rischio di tratta.

In Perù, vicino Lima, c’è invece la “Casa Don Bosco” situata in località Magdalena del Mar, che ospita i profughi venezuelani, iniziati a fuggire in massa dal loro Paese tra il 2018 e il 2019. Attualmente il centro è la casa che ospita 45 giovani migranti e rifugiati di età compresa tra i 18 e i 25 anni, oltre a cinque famiglie che si trovano in condizioni di estrema povertà; ma negli ultimi anni sono passati per i suoi ambienti più di 700 giovani, provenienti anche dall’Ecuador e dalla Colombia. Presso la “Casa Don Bosco” i giovani ricevono il sostegno di educatori e psicologi, vivono in un’atmosfera familiare che favorisce la crescita personale e spirituale, e vengono accompagnati attraverso un percorso a fasi verso l’inserimento lavorativo, l’assunzione progressiva di responsabilità verso il resto della comunità e, in generale, una vita autonoma.

In Sierra Leone, il programma “Girls Os+” del centro “Don Bosco Fambul”, a Freetown, fornisce sostegno e recupero alle ragazze minorenni vittime di violenza sessuale e abusi e costrette a prostituirsi. Da quando è stato avviato, sei anni fa, il programma ha cambiato la vita di oltre 600 ragazze, dando loro l’opportunità di iniziare una nuova vita e di accedere all’istruzione. È l’unico programma di questo tipo in tutta l’Africa occidentale, e permette alle ragazze di vivere in un ambiente sicuro e accogliente, le conduce a superare i loro traumi e ad iniziare una nuova vita, e, insieme agli altri programmi del “Don Bosco Fambul”, dota le giovani delle competenze necessarie per trovare e mantenere un impiego dignitoso.

Infine, a Namugongo, in Uganda, i Salesiani guidano l’opera “Don Bosco Children and Life Mission” (Don Bosco CALM). L’organizzazione salesiana, salva, riabilita e reinserisce nella società i bambini di strada, gli orfani, i minori maltrattati e trascurati, nonché quelli affetti da AIDS/HIV. I salesiani soddisfano i loro bisogni di base e forniscono a tutti loro – attualmente 165 minori – educazione e attività socio-culturali e ricreative per aiutarli a conseguire un brillante futuro.

Fonte: Mission Newswire

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