RMG – Il Bollettino Salesiano oggi

17 Aprile 2023

(ANS – Roma) – A motivo dell’ormai prossimo incontro internazionale del Bollettino Salesiano (Torino, 21-26 aprile 2023), inizia oggi su ANS una serie di pubblicazioni dedicata ad approfondirne origini, carisma, missione, significato e rilevanza. A guidarci in questo primo appuntamento è don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano italiano.

Dice il saggio: «Parti, la strada comparirà». Don Bosco era così. Aveva le doti del Capitano di ventura (oggi si direbbe un grande startupper): la visione, il coraggio, la decisione e una grandissima capacità di resilienza.

Prima di tutto, alla base dell’avventura salesiana c’è l’istinto di comunicatore di Don Bosco. Il suo «sorriso furbo». La sua magica percezione degli uomini: «Era ancora piccolino assai e studiava già il carattere dei compagni miei. E fissando taluno in faccia, per lo più ne scorgeva i progetti che quello aveva in cuore. Per questo in mezzo ai miei coetanei era molto amato e molto temuto».

Lo dice lui, di quando aveva dieci anni. Così successe in tutta la sua vita. Così, sembra, succede ancora. Dunque, il sorriso furbo, l’occhio che vede.

E poi la parola: «Ciò che li raccoglieva attorno a me e li allettava fino alla follia, erano i racconti che loro faceva». Una parola che diventerà potente e capace di effetti pratici prima d’essere pronunciata: «Un giorno un carabiniere, vedendomi con un cenno di mano ad imporre si­lenzio ad un quattrocento giovanetti, che saltellavano e schiamazzavano per il prato, si pose ad esclamare: se questo prete fosse un generale, potrebbe combattere contro al più potente esercito del mondo».

All’origine della forza di parola, decisiva nel comunicatore Don Bosco, c’è qualcosa di più elementare del contenuto delle parole. Il messaggio vie­ne dopo: in principio c’è la meraviglia di una parola che l’interlocutore av­verte immediatamente come rivolta a se stesso. Le testimonianze su questa magia della parola personalizzata, che segue alla magia dello sguardo cono­scitore, sono innumerevoli.

Papa Ratti, il Pontefice che ca­nonizzò Don Bosco e che nell’autunno del 1883 era stato ospite di Don Bo­sco, nella Casa Pinardi, ricorda: «Eccolo a rispondere a tutti: e aveva la parola esatta per tutto, così propria da meravigliare: prima, infatti, sorprendeva e poi trop­po meravigliava».

Al­cuni oggetti sono già un messaggio in partenza e Don Bosco li trasforma in proposte di vita: «II buon teologo Guala e don Cafasso mi davano volentieri immagini, foglietti, libretti, medaglie, piccole croci da regalare. Talvolta mi diedero mezzi per vestire alcuni che erano in maggior bisogno, e dar pane ad altri per più settimane».

Capì subito che il “tu per tu” però non era sufficiente né duraturo. La sua visione (e la Signora dei suoi sogni) lo spingevano molto più in là.

Nel frattempo scriveva in media un libro al mese. Don Bosco comunicatore non si fermava mai. Non teorizzava, non aveva un piano che non fosse l’ansia evangelizzatrice e l’istinto comunicatore combinati insieme.

Forse una sola regola seguì Don Bosco nel muoversi dai mezzi di sussi­stenza ai mezzi di comunicazione: «Abbandonare la lingua e l’orditura dei classici, parlare in volgare dove si può, od anche in lingua italiana, ma po­polarmente, popolarmente, popolarmente». E da quella regola vennero giornali e libri «da mettere nelle mani del basso popolo». I «cartelli» intitola­ti «Ricordi pei cattolici». Il «librettino» col titolo «Avvisi ai cattolici». Fino alle «Letture Cattoliche» che cominciarono nel 1853 ed avevano lo scopo di produr­re «libri pel popolo», in «stile semplice, dicitura popolare».

Anche gli av­versari gli riconosceranno il «gran dono», di «farvi capire e farvi leggere dal popolo». Farsi capire è anche il modo di farsi dei nemici…

Intorno a lui, il mondo era in effervescenza. Qualcosa di nuovo stava nascendo. Per don Franco Peradotto, storico direttore de «La Voce del Popolo» e per 12 anni presidente della Fisc, «la santità torinese e piemontese ha un carisma particolare: il giornalismo. strumento di evangelizzazione, solidarietà, testimonianza e servizio alla comunità» con i santi Giovanni Bosco e Leonardo Murialdo, i beati Giacomo Alberione ed Edoardo Giuseppe Rosaz, i venerabili Paolo Pio Perazzo ed Eugenio Reffo, il servo di Dio Giovanni Barra. Tutti paladini della «buona stampa».

Sulla fine dello stesso anno 1876, Don Bosco diceva confidenzialmente ai suoi: «Mi compiaccio di raccontare le cose antiche dell’Orato­rio. Alcune volte sono fatti che riguardano Don Bosco. Non li racconto però con vanagloria: oh no! grazie a Dio questa non c’entra. Il mio fine è unicamente di narrare le magnificenze della potenza di Dio; far vedere che quando Dio vuole una cosa, si serve di un mezzo qualunque, anche il più debole, il più inetto, e gli fa superare ogni ostacolo!».

Lasciò che queste confidenze si divul­gassero e fondò il Bollettino Salesiano per far meglio conoscere le Opere che aveva iniziate, procacciare ad esse appoggi materiali e morali, suscitare degli imitatori. «Siamo in tempi — osser­vava — in cui bisogna operare; il mondo è divenuto materiale, perciò bisogna lavorare e far conoscere il bene che si fa. Ad uno che facesse anche dei miracoli, pregando giorno e notte nella sua cella, il mondo non bada: il mondo ha bisogno di vedere e di toccar con mano».

«La pubblicità, diceva altre volte, è l’unico mezzo di far co­noscere le opere buone e di sostenerle. Il mondo vuol vedere il Clero lavorare, istruire ed educare la povera ed abbandonata gioventù, con Ospizi, scuole d’arti e mestieri: e questo è l’unico mezzo per salvare la povera gioventù, istruendola nella Religione».

A livello nazionale nascevano le prime grandi testate giornalistiche: il Corriere della Sera fondato nel 1876 a Milano e a Roma nel 1878  Il Messaggero. Giusto in mezzo, si collocò Don Bosco.

Da circa due anni, la tipografia dell’Oratorio pubblicava un foglio quasi mensile, che aveva lo scopo di far conoscere le edizioni salesiane e altre pubblicazioni utili specialmente alla gioventù e al clero. Portava il titolo di Bibliofilo Cattolico. Quando nell’agosto del 1877, il buon coadiutore Barale gli mise in mano la copia fresca di stampa dell’ultimo numero, Don Bosco lo guardò e, come faceva spesso, capì immediatamente il potenziale futuro che racchiudeva e lo rivoluzionò. Il numero seguente aveva otto grandi facciate a due colonne che contenevano comunicazioni e notizie prevalentemente salesiane; un’appendice portava elenchi di libri; perciò, il titolo era doppio: Bibliofilo Cattolico o Bollettino Salesiano mensuale. Era nato Il Bollettino Salesiano.

La finestra di Don Bosco

Una sera del 1851, da una finestra del primo piano, Don Bosco gettò tra i ragazzi una manciata di caramelle. Si accese una grande allegria, e un ragazzo vedendolo sorridere alla finestra gli gridò: «O Don Bosco, se potesse vedere tutte le parti del mondo, e in ciascuna di esse tanti oratori!».

Don Bosco fissò nell’aria il suo sguardo sereno e rispose: «Chissà che non debba venire il giorno in cui i figli dell’oratorio non siano sparsi davvero per tutto il mondo».

Il Bollettino doveva essere una finestra aperta sulla rete salesiana che doveva estendersi in tutto il mondo. Nel Capitolo Generale del 2 luglio 1886, Don Bosco dichiarò: «II Bollettino non è solo il mezzo principale, ma necessario per la Congregazione[...] Se si promuoverà con ordine e re­golarità il Bollettino e la Società dei Cooperatori, la nostra Congregazione non mancherà mai di mezzi materiali» (MB 18,146).

Tutti i Rettori Maggiori lo hanno ribadito: «È bene che, entrando in quelle prospettive moderne che Don Bosco aveva di fatto anticipato, giungiamo a scorgere nel BS quello speciale tipo di pubblicazione che le vaste organizzazioni mettono in circolo per creare nell’opinione pubblica un’immagine positiva di sé. Se ne raccoglieranno i frutti» (Don Ricceri, ACS, n.287,1977).

La responsabilità del BS di essere il «biglietto di visita» della congregazione, investe sia gli aspetti contenutistici che quelli stilistici e grafici. Si tratta di presentare una congregazione dinamicamente viva, anche attraverso un’operazione di marketing.

Offrire l’immagine di un movimento salesiano, educativo e religioso, con una particolare metodologia.

«Si darà spazio all’attività salesiana nel mondo, soprattutto alle opere che presentano un servizio ai giovani in strutture di avanguardia e in attività di ricupero. Essendo inoltre congregazione missionaria, occorrerà che i missionari stessi si trasformino in «corrispondenti»: ciò che non viene fatto conoscere «non esiste» (Don Viganò, ACG 336, 1991, citato al n. 2.)

Il Bollettino Salesiano italiano mantiene anche oggi alcune caratteristiche specifiche. Nel complesso della comunicazione salesiana nazionale non si preoccupa dell’informazione, che è ampiamente soddisfatta dai media digitali.

Il BS si colloca in una nicchia di collegamento “affettivo” con tutti i membri della Famiglia Salesiana e gli amici di Don Bosco e delle sue opere.

Rimane per ora soprattutto un prodotto cartaceo diffuso per abbonamento postale, che purtroppo costoso e con molte criticità.

I parametri redazionali sono:

La passione per la missione della Congregazione, la stima e l’ammirazione per quanto i salesiani realizzano in Italia e nel mondo, cercando di far sentire che si tratta di un’opera voluta dalla Provvidenza.

La globalizzazione del carisma salesiano e delle opere. Una rete umana generosa e solidale che non conosce l’esistenza di confini.

L’innovazione tenendo sempre presente una visione ottimistica del futuro: le opere salesiane si collocano all’avanguardia dell’esperienza pedagogica e formativa.

La qualità della presentazione giornalistica e la sua articolazione il più varia possibile.

Il racconto delle persone, le loro storie e le vicende umane salesiane. Oggi lo story telling è il segreto per ottenere attenzione ed empatia.

Capire i fatti e gli avvenimenti che riguardano la Congregazione, attraverso narrazioni semplici e chiare.

Approfondire le idee e le necessità educative della società attuale.

Ascoltare i lettori attraverso qualche rubrica interattiva.

Sollecitare la concreta collaborazione, suggerendo le forme per affiancare le opere salesiane soprattutto quelle che si trovano in zone difficili.

Diffondere i valori che sono alla base della visione salesiana e cristiana della vita.

Don Bruno Ferrero

InfoANS

ANS - "Agenzia iNfo Salesiana" - è un periodico plurisettimanale telematico, organo di comunicazione della Congregazione Salesiana, iscritto al Registro della Stampa del Tribunale di Roma, n. 153/2007.

Questo sito utilizza cookie anche di terze parti, per migliorare l'esperienza utente e per motivi statistici. Scorrendo questa pagina o cliccando in qualunque suo elemento, acconsenti all'uso dei cookie. Per saperne di più o negare il consenso clicca il tasto "Ulteriori informazioni".