Grazie al documentario “Love” e alla testimonianza, raccontata in un video-messaggio, di una ragazza che ha lasciato le strade di Freetown per imparare un mestiere e diventare protagonista della propria vita, i Salesiani hanno mostrato le buone pratiche realizzate per sottrarre le ragazze alla strada, e i successi che l’educazione può offrire in Paesi come Sierra Leone, Benin e India, dove la prostituzione minorile è diffusa.
Oltre alla testimonianza della giovane, all’evento intitolato “Girls with no name” (Ragazze senza nome) è stato possibile udire gli interventi di un’esperta dell’infanzia dell’IIMA e del VIDES e del salesiano missionario don Jorge Crisafulli, da anni attivo per i minori più bisognosi della Sierra Leone.
All’evento, patrocinato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e da più di una decina di Paesi, hanno partecipato rappresentanti di oltre quindici Paesi e delegazioni del Consiglio delle Nazioni Unite.
La first lady della Sierra Leone, Fatima Maada Bio, si è recata appositamente a New York per partecipare all’evento. Nel suo discorso ha ringraziato il lavoro dei Salesiani nel suo Paese, attraverso l’opera “Don Bosco Fambul” e ha assicurato che il tema trattato nell’evento sarà una delle sue preoccupazioni e che farà tutto il possibile perché lo sia anche per il nuovo governo, appena eletto.
Don Crisafulli, da parte sua, ha parlato del lavoro di prevenzione e di amore incondizionato verso le ragazze: “Al Don Bosco Fambul ci impegniamo per far capire a queste ragazze che la situazione in cui si trovano non è colpa loro, e che possono ricominciare da capo, sognare un futuro migliore e realizzare i loro sogni, perché sono uniche, meravigliose, ciascuna un’opera d’arte fatta da Dio”.