di Jesús A. García R., SDB
Per la Chiesa in Messico quest’evento è un momento di gioia in mezzo a forte inquietudini, dovute all’uccisione di alcuni sacerdoti, i continui episodi di violenza legati alla criminalità organizzata, la mancanza di opportunità per i giovani, la tragedia delle migrazioni forzate…
La storia del martirio di José Sánchez, originario di Sahuayo, Stato di Michoacan, è scioccante per le sofferenze fisiche che ha dovuto sopportare, una volta imprigionato e poi torturato: gli fu scuoiata la pelle dei piedi e fu costretto a raggiungere a piedi il luogo in cui venne malmenato, accoltellato e, infine, ucciso. Ma allo stesso tempo è una forte testimonianza di fede. Tutto ciò avvenne per la sua partecipazione alla lotta armata dei Cristeros, che lo portò al martirio.
La frase “non è mai stato così facile guadagnarsi il cielo” – che José disse a sua madre per convincerla a lasciarlo partecipare alla lotta cristera – e che si concludeva dicendo “io non voglio perdere l’occasione” è senza dubbio memorabile e stimolante per i giovani di oggi. “Viva Cristo Re! Viva la Vergine di Guadalupe!” furono le sue ultime parole.
L’Ispettore dei Salesiani di Messico-Guadalajara, don Hugo Orozco, ha ricorda ai suoi confratelli in proposito: “poiché crediamo nella santità giovanile, la canonizzazione di José Sánchez del Río non può passarci inosservata. La vita e il martirio di Joselito ci offrono l’opportunità di discutere l’impatto delle convinzioni di fede della sua famiglia, come figlio santo che è risultato dall’atmosfera familiare. L’impegno della madre, dei padre, dei fratelli e delle sorelle in difesa della loro fede è stata condiviso e manifestato in modi diversi. Egli è un santo dal linguaggio spontaneo, allegro, disponibile e creativo”.
José Sánchez del Río, nato a Sahuayo il 28 de marzo 1913, è stato martirizzato il 10 febbraio 1928. Il 20 novembre 2005 è stato beatificato. Domenica “Joselito” sarà canonizzato insieme ad altri 6 beati.