Tendetza, come lo chiamano tutti i bambini e gli educatori della fattoria-scuola salesiana, ha 14 anni. “Non so nulla del mio passato e non ho quasi nessun ricordo. So solo di essere della città di Macas grazie alla mia carta d'identità e ai nomi di mio padre e mia madre, ma non li conosco”, racconta Henri.
“Il mio cognome è un misto di spagnolo e achuar. Ho molti amici qui e mi piace quello che faccio e quello che imparo”, racconta il giovane, prendendo sicurezza via via che parla. Gli manca un anno per iniziare il Baccellierato, e crescendo, anche i suoi sogni sono cambiati: “Quando ero piccolo volevo fare il portiere di calcio, ma ora che frequento una scuola tecnica e voglio andare all'università e fare la carriera militare, perché avere una laurea significa anche poter avere un grado maggiore” dice.
Presso l’opera salesiana di Ambato lo sport è fondamentale per l’educazione: “Ogni venerdì gioco a calcio, ma il mio sogno non è più il calcio, ma essere qualcuno nella vita e lasciare il segno. Mi immagino tra molti anni con moglie e figli”.
Henri è il leader di un gruppo di ragazzi della scuola agricola. “Qui ci insegnano ad essere autonomi per il domani. Facciamo quelle che chiamiamo ‘Scuole di Cittadinanza’. Ho fatto domanda per esserne leader e ho fatto un corso di due anni. Sono anche un mediatore tra i ragazzi e gli educatori, e cerco di trovare soluzioni ai problemi che si presentano quotidianamente”, spiega.
Il lunedì e il venerdì Henri studia in una scuola tecnica. Si diverte ad aiutare in cucina e collabora anche nella pulizia delle stanze. Nei fine settimana, il programma della fattoria-scuola si trasforma con le attività salesiane: “Facciamo passeggiate, catechismo e oratorio. Ci parlano dei nostri diritti e noi mettiamo in pratica ciò che abbiamo imparato per poter provvedere a noi stessi nel futuro”.
Presso la Fattoria Don Bosco tutti i minori recuperano parte della loro infanzia perduta. Arrivano lì in seguito ad una sentenza del tribunale e ricevono affetto, cure mediche e psicologiche e sono in grado di recuperare il loro percorso scolastico per poter continuare a studiare. L’obiettivo finale è il reinserimento in famiglia o l’adozione. Il giovane Tendentza lo sa, ed è per questo che “voglio essere adottato all’età di 18 anni per aiutarmi a realizzare il mio sogno e diventare una brava persona”.
La mano destra di Henri porta ancora i segni di alcune ustioni, ma lui dice: “Non ricordo nemmeno questo. A volte lo sogno, ma non so quando e cosa sia successo”. Ciò che è chiaro per lui è che “vorrei incontrare la mia famiglia, anche se loro non mi sono stati vicino. Ho un ricordo lontano, quando mi fecero una visita, io avevo 5 o 6 anni e li riconobbi istintivamente”, conclude.
Fonte: Misiones Salesianas