La casa per gli esercizi spirituali, gestita dai Salesiani Cooperatori, è diventata il rifugio per tutto il gruppo. L’accoglienza veramente salesiana e il programma delle giornate simile a quello nella casa-famiglia hanno aiutato a superare il primo shock della guerra.
Maria, una delle educatrici ucraine che accompagnano i ragazzi, ha raccontato a Radio Slovacchia alcuni dei difficili momenti precedenti la partenza da Leopoli: “L’ultima notte l’abbiamo trascorsa nello scantinato del nostro edificio. Al mattino don Mykhajlo Chaban (Superiore della Visitatoria dell’Ucraina greco-cattolica, NdR) ci ha detto che saremmo partiti. Mentre preparavamo le valigie alcune volte siamo dovuti scappare nei sotterranei, perché suonavano le sirene antiaereo. Tutto è stato molto veloce e mi sono resa conto di quello che stava accadendo soltanto una volta seduta in pullman”.
Ai salesiani slovacchi è servita una settimana di intenso lavoro con i servizi sociali slovacchi per garantire e organizzare nel dettaglio tutto il necessario per la presenza temporanea dei minorenni arrivati dall’estero. “Alcuni di questi ragazzi li conosco, è passato solo un anno e mezzo da quando sono rientrato in Slovacchia” spiega don Maník, il coordinatore di questo progetto. “I minori hanno da 6 a 16 anni. E in appena poche ore più di 100 famiglie hanno dato disponibilità ad accogliere i ragazzi ucraini. Alla fine, abbiamo scelto 10 famiglie vicino alla città di Prešov che ora accolgono i ragazzi più piccoli. Invece quelli più grandi vivono nelle nostre comunità. I confratelli hanno aperto le loro porte e i cuori, hanno lasciato che la situazione in Ucraina ci toccasse di persona”.
La Famiglia Salesiana in Slovacchia ha risposto in maniera generosa all’arrivo dei ragazzi. A seconda dei talenti e delle capacità individuali, i ragazzi si sono integrati nelle attività oratoriane delle città in cui vivono. Al mattino vanno a scuola, oppure seguono le lezioni online che arrivano direttamente dall’Ucraina. É bello vederli collegati con gli amici e con i loro insegnanti. Alcune ore le dedicano allo studio dello slovacco. Il programma della giornata è molto simile a quello della casa-famiglia “Pokrova” di Leopoli. E i ragazzi più piccoli si radunano ogni giorno all’oratorio di Prešov, dove due educatrici ucraine lavorano con loro fino al pomeriggio, quando i genitori vengono a riprenderli.
Racconta don Marián Peciar, Delegato di Comunicazione dell’Ispettoria slovacca: “Tutti siamo convinti che la situazione sia temporanea. Non sappiamo quando la guerra finirà, ma uno dei ragazzi ha espresso il suo più profondo desiderio: ‘Speriamo che Pasqua la celebreremo già a casa’”.