Sierra Leone – Il “Don Bosco Fambul” attinge alla sua esperienza durante l’ebola per affrontare il coronavirus

30 Marzo 2020

(ANS – Freetown) – “Ci sentiamo molto vicini alla Spagna in questo momento, perché sappiamo cosa significa stare in quarantena, aver paura di uscire in strada, vedere la gente morire durante l’epidemia… L’abbiamo vissuto con l’ebola”. Sono le parole del missionario salesiano don Jorge Crisafulli, direttore dell’opera “Don Bosco Fambul” a Freetown, capitale della Sierra Leone. L’opera che dirige è preparata all’arrivo della pandemia, avendo fatto l’esperienza di aver superato l’ebola senza aver mai smesso di occuparsi dei minori più bisognosi.

Ad oggi, la Sierra Leone non ha segnalato alcun caso di infezione da coronavirus. Ma Liberia e Guinea Conakry, che confinano con il Paese, ne hanno avuti. I salesiani, ad ogni modo, non si fanno troppe illusioni, perché sanno che è difficile assicurarsi se davvero in Sierra Leone non vi siano stati casi. “Ci sono solo due luoghi in cui è possibile effettuare i test, e inoltre qui la povertà ha sempre causato la morte di persone, per malaria, tubercolosi, epatite, AIDS…” affermano.

In chiave preventiva l’aeroporto del Paese è chiuso dalla scorsa settimana ai voli internazionali, così come sono chiuse le frontiere terrestri. Le celebrazioni religiose pubbliche sono vietate, gli incontri con più di 100 persone e le scuole saranno chiusi questa settimana. Tuttavia, tutti sanno che non appena ci sarà un caso positivo, la quarantena e il coprifuoco saranno obbligatori.

I salesiani in Sierra Leone si sono presi cura dei bambini orfani durante l’epidemia di ebola, lavorando a stretto contatto con il governo, e sono rinomati per il loro lavoro a favore dei bambini. Già da settimane i Figli spirituali di Don Bosco vanno ad informare i bambini di strada che accolgono e la popolazione dei quartieri più poveri sulle misure necessarie per prevenire i contagi.

I missionari assicurano di essere preparati al peggio. “Non appena sarà dichiarato il primo caso, chiuderemo le visite a tutte le nostre case, perché sono aree verdi dove i ragazzi e le ragazze non sono infetti: li proteggeremo mettendoci in auto-quarantena”. E se verrà dichiarata l’emergenza per la pandemia, dato che la scuola sarà chiusa, “la trasformeremo in un centro di assistenza e di accoglienza per 400 bambini di strada, ovviamente con tutte le dovute precauzioni nei riguardi di tutti”.

I protocolli di prevenzione nel Paese africano sono stati messi in atto molto tempo fa. Tuttavia, ci sono due esigenze che riguardano i salesiani in questo momento: “Da un lato, mettere da parte il cibo, perché in questi casi seguono poi problemi sociali e noi dobbiamo continuare a nutrire molte persone che dipendono da noi. E poi bisogna acquistare materiali per la pulizia e medicinali per affrontare questa crisi”.

Da “Don Bosco Fambul” don Crisafulli lancia un messaggio di speranza per il mondo intero: “Preghiamo per voi, in Spagna, e non dovete preoccuparvi, perché tutto finirà bene... Dio ci ha creato, ci ama e si prende cura di noi anche in mezzo a una pandemia di coronavirus”.

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