Comunicati Stampa

(Roma, 20 ottobre 2017) – Sono molte in tutto il mondo le persone che, ispirandosi a Don Bosco, spendono la loro vita lontano dalla loro patria per dedicarsi alle missione dell’evangelizzazione e dello sviluppo umano di altri popoli. In occasione della Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra domenica prossima, 22 ottobre, vogliamo ricordare alcuni esempi.

“Non ho mai detto che sarebbe stato facile, ma che ne sarebbe valsa la pena”. Questa è una delle frasi più famose attribuite a Don Bosco. E riassume bene il significato di essere un missionario in un altro paese: tanto lavoro, dedizione, superamento di sé e dei propri timori e persino rischio della vita sono parte della scelta di chi parte per la missione alle genti. Ma c’è anche la consapevolezza che tutto questo rende migliore, molto migliore, la vita di molte persone, compresa quella dello stesso missionario.

La prima Spedizione Missionaria Salesiana venne inviata da Don Bosco dall’Italia nella lontana Patagonia argentina nel 1875. Il gruppo dei Salesiani era composto da sei sacerdoti e quattro salesiani coadiutori, con alla guida don Giovanni Cagliero. A loro, Don Bosco chiese: “Cercate anime, ma non danari, né onori, né dignità… Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini”.

In America Latina

Nel primo continente in cui giunsero i missionari salesiani l’obiettivo primario rimane lo stesso di quell’epoca: stare con i giovani poveri e le loro famiglie, offrendo sostegno educativo, umano e spirituale. “Ho avuto la fortuna di conoscere don Luigi Melesi, reduce della prima spedizione ‘Operazione Mato Grosso’ nel 1967 e tanti giovani che partivano per le missioni in Brasile, Ecuador e Bolivia. Parlavano della loro esperienza con gioia, e il mio cuore si entusiasmava nell’ascoltarli. Il contatto con i poveri aveva cambiato il loro modo di pensare! Così ho deciso di partire missionario… Sognavo di spendere la mia vita per i poveri!”, racconta don Ernesto Sirani, missionario italiano in Perù, oggi parroco di 15.000 anime nella parrocchia di San Josè di Ancash, a 2.750 m di altezza nella vallata di Huaylas.

Ma oggi i missionari vengono non solo dall’Italia, né solo dall’Europa, ma da molti paesi, dei cinque continenti. Questo è il caso del sacerdote salesiano Brigildo de Deus, originario di Timor Est, un paese già di suo segnato da guerra e povertà. Ha deciso di essere un missionario grazie alla testimonianza di alcuni sacerdoti salesiani. Uno di essi venne assassinato e in lui nacque la domanda: “se essi hanno dato la loro vita, perché io non posso dare la mia vita al servizio di chi ha bisogno di me?”. Ora sono già 12 anni che serve in Argentina e ritiene che “essere missionario non vuol dire andare a salvare: è stare con la gente, portare un Dio che dà la vita”.

Le sfide in Africa

“Condivisione” è l’essenza dell’attività missionaria del sacerdote salesiano don Nicola Ciarapica, da oltre 25 anni in Africa Occidentale, tra Nigeria e Liberia. Ricorda come fosse impegnativo iniziare a relazionarsi con il popolo africano, prima che capisse che era lì per condividere: “Già era difficile capirsi per la lingua … quanto più capire e accettare il modo nuovo di concepire la vita e la morte, i ruoli e l’importanza nella vita sociale dell’anziano, dell’adulto, del giovane. Questo però mi ha aiutato a capire che un aspetto importante della missione non è tanto nel fare, ma nell’amore che viene richiesto e ci si mette nelle relazioni”.

Questo amore per i destinatari della propria missione è quello che si percepisce anche in un orfanotrofio di Inharrime, Mozambico, dove Suor Lucília Teixeira, delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), vive e lavora da 42 anni. “Le nostre bambine non hanno mamma, né papà, ma hanno trovato una famiglia: loro sono felici di avere noi e noi siamo felici di avere loro, perché la vita salesiana ha senso solo perché loro esistono” racconta.

Il continente africano è stato anche la meta di molte iniziative di volontariato missionario, realizzato da giovani che sono disposti a lasciare le loro comodità per aiutare altra comunità. È in quest’ottica che Guillem Fenollosa Busquets ha partecipato la scorsa estate ad un progetto di volontariato in Zambia. Studente di Meccanica presso l’Istituto Politecnico salesiano a Sarriá, in Spagna, Guillem insieme a 7 altri suoi amici e colleghi scolastici ha messo in pratica le sue conoscenze meccaniche per risistemare un orfanatrofio che ospita 31 ragazze tra i 12 e i 17 anni.

Asia: arrivi e partenze

Simon Mühlbauer, un 19enne tedesco, ha deciso di partecipare al programma “Don Bosco Volunteers” prima d’intraprendere l’università. Ora, oltre ad invitare i suoi amici tedeschi al volontariato missionario, vuole promuove anche un programma inverso, dove i giovani dei paesi in via di sviluppo vengono inviati in Germania, ospiti delle comunità salesiane. E della sua esperienza dice: “nel mio servizio più che insegnare ho appreso, e apprendere è qualcosa che riguarda tutti, indipendentemente dal fatto che tu sia Tedesco o Timorese. In un anno di volontariato missionario impari un nuovo linguaggio, una nuova cultura, condividi le esperienze e impari a trovare amici e amiche di Don Bosco in tutto il mondo”.

“Ho capito che ci sono cose che non possiamo capire solo con l’intelligenza o con il buon senso. Solo la fede ci può illuminare. Solo l’amore può essere la risposta”. Così parla della vita missionaria il chierico salesiano Chihiro Morito, il primo missionario salesiano giapponese in Africa, attualmente in servizio presso la comunità salesiana di Wau, nel Sudan del Sud.

“Sto compiendo il sogno di Dio”, completa il discorso il giovane salesiano in formazione Anthony Leung, originario della Cina. Battezzato da piccolo, è stato praticamente indifferente alla religione fino alla Giornata Missionaria Mondiale del 2008 a Sydney, Australia. “Quando il Papa elevò l’ostia consacrata ebbi la percezione molto forte che mi stava chiamando a seguirLo, a lavorare per Lui. Dopo quel viaggio decisi di entrare nel seminario salesiano”. Attualmente sta svolgendo un periodo di formazione di 2 anni in Sierra Leone. È il secondo missionario nella storia salesiana che proviene dalla Cina.

Progetto Europa

Di solito quando si pensa alle missioni vengono in mente i paesi poveri dell’America, dell’Africa e dell’Asia. Ma c’è grande necessità di sostegno missionario anche in Europa; di testimoni della fede, di entusiasmo e di dedizione: di quello che mette nel suo servizio don Christian Tshala Wika, originario della Repubblica Democratica del Congo, in Africa, attualmente Direttore della casa salesiana di Argenteuil, vicino Parigi.

Quando ha iniziato il servizio missionario si è scontrato “con le reali difficoltà di trovare il mio spazio e il senso della mia presenza”. Poi, nel 2016, durante un incontro con altri missionari nel Vecchio Continente, ha capito che il “Progetto Europa non è un progetto aggiunto o parallelo, ma un rinnovamento del carisma salesiano con i confratelli ai quali ci affianchiamo, è un progetto da costruire insieme a loro”.

Gli stessi dubbi li ha dovuti affrontare anche Giuseppe Liano, salesiano guatemalteco, ora missionario a Gjilan, Kosovo. Quando decise di partire missionario alcuni confratelli gli dicevano: “perché andare fuori, se qui abbiamo parecchio lavoro da fare?”. “È vero, c’è tantissimo da fare – risponde – Però è vero anche che la Congregazione nel mondo è una sola e i giovani ci aspettano ovunque e i confratelli pure. Se la vigna è del Signore, Lui saprà come distribuire i suoi operai. A noi corrisponde fare ciò che Lui chiede, con l’amore che Lui ci dona, lì dove Lui ci vuole e ci invia. E poi penso… Se i primi Salesiani non avessero rischiato quello che avevano per andare oltre, come avremmo noi conosciuto Dio, Don Bosco e la nostra vocazione?”.

Come ha più volte ribadito ai suoi confratelli Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore, colui che di Don Bosco oggi è il Successore, “non possiamo dimenticare le nostre origini e la nostra identità carismatica”, quella di una Congregazione missionaria per natura.

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Avviso di Conferenza Stampa

(Roma, 14 settembre 2017) – Il salesiano missionario indiano don Tom Uzhunnalil, sequestrato oltre 18 mesi fa in Yemen e recentemente liberato, incontrerà i giornalisti e gli operatori della comunicazione sabato 16 settembre, alle ore 10:00, presso il centro “Salesianum” (Via della Pisana 1111, 00163 - Roma).

Chi è interessato a partecipare è pregato di confermare la propria presenza all’Agenzia iNfo Salesiana:

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Tel: 06.65 61 25 79

          

(ANS – Bangalore) – Il salesiano missionario indiano don Thomas Uzhunnalil, sequestrato oltre 18 mesi fa in Yemen da un gruppo di guerriglieri, è stato liberato. Ad annunciare la notizia sono stati i media indiani, secondo i quali il religioso salesiano si trova ora a Muscat, in Oman. La conferma ufficiale è arrivata da un tweet della Ministro degli Esteri dell'India, on. Sushma Swaraj‏.

Don Uzhunnalil era stato rapito da un commando di uomini armati il 4 marzo 2016, durante un attacco alla casa delle Missionarie della Carità di Aden, in Yemen, nel quale morirono 16 persone, tra cui 4 religiose.

(Roma, 18 maggio 2017)Il 20 maggio 2017 sarà festa per tutta la Famiglia Salesiana: l’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco (VDB) compirà 100 anni di vita. Le Volontarie (VDB), fondate da Don Filippo Rinaldi nel 1917 a Torino, sono oggi circa 1200 e sono presenti in 58 paesi del mondo.

All’origine di questo gruppo della Famiglia Salesiana ci fu cent’anni fa il desiderio di tre giovani donne che volevano essere come le Figlie di Maria Ausiliatrice, pur continuando a vivere e servire nei propri ambienti: nel lavoro, nella famiglia, nella società… Cercavano una forma di vivere il carisma salesiano che Don Bosco stesso desiderava.

Le VDB sono infatti donne consacrate a Dio con i consigli evangelici, per essere segni profetici nel cuore del mondo, nello spirito salesiano. Laiche e consacrate: un binomio che permette loro di operare ed essere testimoni nei luoghi e nelle attività ordinarie con cuore libero e appassionato per Dio e per il mondo. Sebbene emettano i voti di povertà, castità e obbedienza, non vivono in comunità e non gestiscono opere proprie.

Attivamente presenti nei più svariati ambienti, cercano di cogliere e valorizzare i segni di bene che esistono nella società; aperte al dialogo e all’ascolto, attente agli ultimi e agli emarginati, sensibili soprattutto ai giovani e alle loro aspirazioni, operano con creatività ed umiltà, cercando di essere “lievito e sale” lì dove si trovano.

Le VDB, attraverso la loro appartenenza all’Istituto, fanno parte della Famiglia Salesiana e vivono il carisma salesiano attraverso il loro apostolato con i giovani, in particolare i più bisognosi, compiendo la loro missione sospinte dall’amore per Gesù e dalla fiducia in Maria.

Dal 19 al 21 maggio a Torino-Valdocco, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, sono previsti momenti di celebrazione alla presenza dei rappresentanti dei 31 gruppi che fanno parte della grande Famiglia Salesiana.

La celebrazione del centenario delle VDB si presenta come un’occasione speciale per l’Istituto per rendere grazie a Dio per il dono di questa vocazione suscitata dallo Spirito Santo.

Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.volontariedonbosco.org 

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InfoANS

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