Cosa pensi della necessità della direzione spirituale nella Congregazione?
Il nostro carisma è nato in un ambiente di accompagnamento spirituale dei giovani, invitati a seguire Gesù nella loro personale “cammino di salvezza” e in questo cammino di santità uno strumento concreto è la “direzione spirituale”. Durante i miei studi ho riflettuto sulla vita salesiana e la situazione coreana. La nostra Pastorale Giovanile è sempre concreta e pratica, ma può cadere nella trappola dell’efficientismo. Per questo dobbiamo concentrarci sulla crescita personale e la santità di ogni confratello. È la chiave per il futuro, non solo per i giovani, ma anche per tutti i Salesiani.
In che modo si percepisce il bisogno di una direzione spirituale?
Per ciascun Salesiano ogni confratello, le Costituzioni e il carisma del Fondatore e la tradizione salesiana formano un percorso verso la santità. Per vivere le nostre Costituzioni abbiamo bisogno sia dell’accompagnamento della comunità, sia della direzione personale. Solo con questo aiuto, siamo in grado di fare una vera e propria relazione con Dio, con la comunità, con i giovani: dato che tutti questi rapporti coinvolgono la mia persona e che è difficile avere una visione obiettiva di sé, c’è sempre bisogno di un compagno di viaggio, non solo del “gruppo-comunità”, ma di una persona concreta con la quale la mia crescita verso la santità diventa più facile!
Ci sono esperienze significative dei tuoi anni di studi che vuoi condividere?
All’UPS ho incontrato molti confratelli anziani virtuosi, pieni di amorevolezza, caratterizzati da lavoro e temperanza, creatività e flessibilità e da un forte spirito di famiglia nella loro vita quotidiana… Così ho compreso ancora una volta che l’Oratorio non è “luogo”, ma un “atteggiamento” verso la vita.
Hai dei consigli per Direttori o formatori?
Mi auguro che ciascun confratello sappia vivere al meglio il colloquio personale con il proprio superiore, come un’opportunità per crescere. Nella nostra tradizione il Direttore è un padre, maestro e guida spirituale. Il manuale “Il Direttore salesiano” (ed. 1986) richiede che l’ambiente comunitario supporti questo ruolo. Questo significa che la responsabilità del “colloquio amichevole” è condivisa da tutti i Salesiani.