Il saluto iniziale è stato offerto da don Yamanouchi, dopo un primo invito alla preghiera del reverendo Eikan. Il monaco del Tempio di Yakushiji – il tempio principale della setta Hossō, la più antica setta buddhista del Giappone – ha poi pregato di fronte ad un fuoco, successivamente imitato dai rappresentanti dei vari gruppi religiosi presenti (cattolici, un monaco del tempio buddista locale e membri della Risshokosekai).
Successivamente dal porto sono partite due piccole imbarcazioni, ciascuna con a bordo circa 15 persone, che si sono allontanate nell’oceano; una volta molto lontane e appena visibili all’orizzonte, su un’altra barca don Yamanouchi e il reverendo Eikan hanno versato in mare acqua benedetta e saké (una tipica bevanda alcolica giapponese, a base di riso fermentato), mentre tutti coloro che erano con loro sulla barca hanno cominciato a disperdere sull’acqua i fogli di pregiata carta washi che riportavano i nomi di tutte le vittime e dei dispersi causati dal terremoto e dallo tsunami.
Anche coloro che sono rimasti nel porto hanno elevato le loro preghiere e compiuti riti simili, guidati da un monaco discepolo del reverendo Eikan. Alla celebrazione, durata complessivamente quasi due ore, sono intervenuti anche un Delegato del governo locale e della polizia. La maggior parte dei partecipanti, circa i tre quarti, appartenevano al movimento Risshokosekai di Iwaki, ma per l’occasione erano presenti anche altri fedeli delle zone prossime al porto di Ena.
In un clima di diffusa commozione, la cerimonia commemorativa si è chiusa con il canto simbolo della ricostruzione del Giappone Nord Orientale, intitolato: “Hana wa saku” (la pianta ch’è stata seminata fiorirà).
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