La condivisione tra religiosi che rappresentano una così grande varietà di contesti giovanili e salesiani è stata tanto ricca quanto sincera nel mettere in luce sia punti di forza, sia limiti e debolezze. È possibile sintonizzarsi con quanto è emerso ascoltando “in diretta” alcune delle espressioni che si sono risuonate in aula da parte di chi presentava il lavoro delle commissioni.
“I giovani sono i nostri profeti e la loro vita, sia nelle fatiche che nelle potenzialità, è per noi profezia. Noi salesiani, con sofferenza, prendiamo atto che non sempre conosciamo e abitiamo il mondo dei giovani e che vi è una distanza affettiva ed effettiva tra noi e loro. Ci chiedono ‘tempo’ e noi ci limitiamo a dare ‘spazio’.
La rivoluzione è ritornare al primo amore, a essere una Congregazione di poveri per i poveri: questo ci chiede di ripensare il nostro modo di vivere, la vita religiosa nostra, più semplice, palpabilmente fraterna e più povera, soprattutto là dove le opere occupano più spazio dell’Opera che è il Carisma.
Amorevolezza e gentilezza come DNA del salesiano che sa vivere la pedagogia della tenerezza: riabilitare l’affettivo come elemento chiave, nell’alleanza tra adulto e giovane. ‘Le persone non ricorderanno cosa hai detto o cosa hai fatto, ma come le hai fatte sentire’ (Maya Angelou).
Riteniamo che il contesto più adatto del Sistema Preventivo sia la famiglia”.
I contributi che però hanno veramente toccato il cuore di tutti, scosso e animato con forte energia ogni Capitolare sono quelli venuti dai giovani. Ciascuno di loro è intervenuto in aula, esprimendo la gioia di poter parlare “a mio padre, a casa mia”.
Con franchezza hanno chiesto ai salesiani di essere semplicemente e in tutto Don Bosco in mezzo a loro, senza paure e senza aspettare che i giovani si adeguino agli orari dei religiosi e ai “pacchetti” già preconfezionati di risposte e strutture preparate senza che loro ne siano partecipi. Non cercano accompagnatori dall’alto, ma dei “Don Bosco di oggi”, pronti a camminare al loro fianco e a costruire insieme con loro il domani, come capitò a quei primi giovani che proprio a Torino, con Don Bosco, diedero vita alla Congregazione.
Tra i richiami più forti di cui sono stati portavoce: più apertura al dono che la donna è nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana; l’ecologia non come un compito in più tra gli altri, ma come l’unico futuro per tutti e soprattutto per i giovani; stare con i giovani e dalla parte dei giovani a cominciare da quelli tra di loro che si orientano alla vita salesiana: “Per favore non fateli diventare subito vecchi e lontani appena entrano nelle vostre case di formazione!”.
Nel pomeriggio è ripreso il lavoro delle Commissioni sul secondo nucleo: “Profilo del salesiano d’oggi”.