Per questi rifugiati, è il sesto Natale che viene trascorso lontano da casa, in condizioni socio-sanitarie davvero precarie.
Nell’aprile 2016, lo ricordiamo, la Corte Suprema di Papua Nuova Guinea ha dichiarato illegale e incostituzionale il centro di detenzione per i richiedenti asilo che il governo australiano aveva istituito sull’isola di Manus, a seguito di un accordo con il governo di Papua Nuova Guinea. Ora, dunque, circa 400 rifugiati attendono di essere reinsediati. Una situazione davvero drammatica, che sembra molto lontana dall’essere risolta e che sta portando a diversi problemi sociali e morali e a una serie di violazioni dei diritti umani.
A fare il punto sulla condizione di Manus è don Ambrose Pereira, SDB, Segretario della Commissione Comunicazione e Gioventù della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone.
“Il 15 dicembre 2017 ho incontrato i primi due rifugiati che erano stati portati via dall’Isola di Manus e inviati al penitenziario di Bomana – ha spiegato don Ambros Pereira – Lo scorso anno è stato caratterizzato da una costante interazione con le case per rifugiati di Sri Lanka, Iran, Iraq, Siria e molti altri Paesi. Fortunatamente, alcuni sono stati reinsediati, ma la maggior parte di loro si trova ancora in Papua Nuova Guinea”, ha aggiunto.
La tavola rotonda, intitolata “Manus Refuges” e dedicata appunto ai rifugiati di Manus, ha riunito nel mese di novembre 2018 il governo, la Chiesa, studenti, rifugiati e cittadini papuani in una discussione aperta. Mons. Bernard Unaballi, vescovo di Bougainville, si è fortemente impegnato e aveva suggerito il periodo natalizio come scadenza per trovare una soluzione definitiva. Ma, nonostante questo, non si è arrivati a nessun accordo e i rifugiati hanno dovuto trascorrere il loro sesto Natale in queste terribili condizioni.
“Ho atteso con speranza, ma gli incontri promessi con il Primo Ministro e l'Alto Commissario australiano non si sono mai materializzati – ha spiegato ancora don Ambrose Pereira – Gli uffici ora sono chiusi e tutti sono tornati a casa per le vacanze, mentre oltre 400 rifugiati lottano per avere accesso alla salute e ai servizi essenziali”.
Aggiunge, infine, don Ambrose: “Prendiamo forza dalle parole delle Scritture: Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce”.