Vaticano – Presentazione della Positio super virtutibus del Servo di Dio Ignazio Stuchlý

23 Luglio 2018

(ANS – Città del Vaticano) – Il 20 luglio nel corso della visita che il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, accompagnato da don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale, e della Dott.ssa Lodovica Maria Zanet, collaboratrice della Postulazione, ha fatto al Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, è stato presentato il volume della Positio super Vita, Virtutibus et Fama Sanctitatis del Servo di Dio Ignazio Stuchlý, Sacerdote Professo della Società di San Francesco di Sales.

La Positio ha avuto come relatore padre Zdzisław Kijas, OFM Conv., come Postulatore don Pierluigi Cameroni e come Collaboratori la dott.ssa Lodovica Maria Zanet, Don Jan Ihnát, SDB e don Petr Zelinka, SDB. Elementi strutturali della “Positio” – che presenta in modo articolato ed approfondito tutto l’apparato probatorio documentale e testificale riguardante la vita virtuosa del Servo di Dio – sono: una breve presentazione da parte del Relatore; l’Informatio super virtutibus, ossia la parte teologica nella quale viene dimostrata la vita virtuosa del Servo di Dio; i due Summarium con le prove testificali e documentali; la Biographia ex Documentis. Dopo la consegna, la Positio sarà anzitutto esaminata dai Consultori storici della Congregazione delle Cause dei Santi.

Il Servo di Dio don Ignazio Stuchlý nasce a Bolesław, nell’ex Slesia prussiana, il 14 dicembre 1869, in una numerosa famiglia di contadini. Giovane uomo tenace nell’impegno e fermo nella speranza, viene accettato tra i Salesiani nel 1894. Arriva a Torino l’8 settembre, e vive le tappe di formazione a Valsalice e Ivrea: si forma a contatto con i grandi Salesiani della prima generazione. Inizialmente destinato alle missioni, per ordine di don Rua il Servo di Dio resta in Italia, e si prepara a supportare la crescita delle opere salesiane nelle aree slave. È allora a Gorizia (1897-1910); quindi in Slovenia, tra Ljubljana e Verzej, fino al 1924; poi, dal 1925 al 1927, è a Perosa Argentina, dove forma le nuove leve per innestare la Congregazione salesiana “al Nord”. Nel 1927 ritorna in patria, a Fryšták, e anche lì ricopre incarichi di governo, compreso l’ispettorato, dal 1935. Dopo le conseguenze a più ampio raggio della Guerra Balcanica e la Prima Guerra Mondiale, affronta sia la Seconda Guerra Mondiale sia il dilagare del totalitarismo comunista: in entrambi i casi, le opere salesiane vengono requisite, i confratelli arruolati o dispersi, ed egli vede d’un tratto distrutta l’opera cui aveva consacrato la vita. Quaranta giorni prima della fatidica “Notte dei barbari”, nel marzo 1950, è colpito da apoplessia: la vivissima stima che egli sempre aveva suscitato nei superiori, e la sua grande capacità di amare e farsi amare, fioriscono allora più che mai in fama di santità. Si spegne serenamente nella sera del 17 gennaio 1953. Economo, prefetto, vice-direttore, direttore, ispettore, il Servo di Dio aveva ricoperto, per ampia parte della vita, ruoli di responsabilità. Un po’ come il beato don Rua, da lui preso ad esempio, era considerato “regola vivente”, testimone efficace dello spirito di don Bosco e capace di trasmetterlo alle generazioni successive.

Uomo che ha vissuto in molte e diverse realtà geografiche, linguistiche e culturali (come le odierne Moravia, Boemia, Slovacchia, Polonia, Slovenia, Italia), anche in terre di confine, il Servo di Dio si propone oggi come uomo di pace, unità e riconciliazione tra i popoli.

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