Da lì è stato trasportato in elicottero a San Cristóbal de las Casas, dove ha presieduto un’Eucaristia ricca di manifestazioni artistiche e culturali, nelle quali si sono ascoltate alcune delle principali lingue della zona abitata dai discendenti degli antichi Maya.
“Li smantal Kajvaltike toj lek” – “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima” (Sal 19/18,8). Con queste parole in lingua Tzotzil Papa Francesco ha iniziato la sua omelia. Ha poi citato il “Popol Vuh”, opera che contiene la visione del mondo e dell’uomo degli antichi Maya. Secondo il Papa, “c’è un anelito a vivere in libertà, un anelito che ha il sapore di terra promessa, dove l’oppressione, il maltrattamento e la degradazione non siano la moneta corrente”. E più avanti il Papa ha aggiunto: “Che tristezza! Quanto bene farebbe a tutti fare un esame di coscienza e imparare a dire: ‘ Perdono! Perdono, fratelli! ’. Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!” ha osservato il Santo Padre.
Tra le comunità indigene presenti c’erano anche alcuni bambini e ragazzi della Prelatura Mixe, nello Stato di Oaxaca, il cui vescovo è mons: Héctor Guerrero Córdova, SDB. I giovani Mixes hanno formato una grande banda sinfonica che ha partecipato all’animazione musicale della liturgia. “Per i giovani poter ascoltare le parole del Papa e vederlo di persona significa una grande esperienza” ha commentato il presule salesiano.
Lunedi pomeriggio è stato non meno ricco di affetto per il Papa e d’impatto per i cattolici messicani. A Tuxtla Gutierrez (circa 86 km da San Cristóbal) Papa Francesco ha incontrato le famiglie, radunate presso lo stadio “Victor Manuel Reyna”: circa 100mila i presenti. Nell’occasione, rispondendo ai saluti e alle testimonianze ascoltate, il Pontefice ha abbandonato in diverse occasioni il testo già preparato e ha espresso spontaneamente i suoi sentimenti e la sua visione sull’importanza della famiglia.