All’appuntamento hanno partecipato oltre 60 Salesiani, tra Ispettori, membri del Consiglio Generale e Coordinatori di Pastorale Giovanile e Formazione. Nelle diverse sessioni, trascorse tra ascolto, condivisione e discernimento, sono stati affrontati diversi argomenti:
- il Progetto Europa, che negli ultimi anni ha portato oltre 60 missionari nel Vecchio Continente, con confronti sulle buone pratiche utili a rivitalizzare il carisma salesiano;
- il multiforme e ampio lavoro con gli immigrati e i rifugiati, che è stato ribadito essere un campo d’azione privilegiato e carismatico, specie in relazione ai minori non accompagnati;
- le sfide pastorali riguardanti la scuola e la formazione professionale in Europa;
- una panoramica generale sulla situazione della formazione, in merito alla quale è stata indicata la necessità di rimodellare le comunità formatrici e di rafforzare la formazione salesiani dei collaboratori laici nella missione.
Altri momenti significativi sono stati vissuti con la presentazione, da parte di don Munir El Rai, Ispettore del Medio Oriente, della realtà attuale in Siria, con le comunità salesiane impegnate ad accompagnare oltre 2000 giovani nelle difficoltà della guerra; e la condivisione del Vicario del Rettor Maggiore, don Francesco Cereda, sullo stato dell’arte dei lavori “Progetto Luoghi Salesiani”.
Nell’Eucaristia dell’ultimo giorno di raduno il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha preso spunto dalla liturgia della seconda domenica d’Avvento per invitare alla speranza di fronte a qualsiasi sfida, nella certezza che il Signore rende giustizia agli umili. “Noi siamo stati chiamati a lavorare per la giustizia degli ultimi, questo è il nostro marchio, gli ultimi saranno la nostra salvezza” ha detto.
Quindi ha rinnovato l’appello all’unità e, pur nelle molteplici differenze che caratterizzano la realtà europea, ha condiviso il suo sogno di una maggiore presenza missionaria in Europa, in grado di costruire comunità interculturali, internazionali e inter-ispettoriali; infine, ha ricordato di non guardare al passato, ma piuttosto di vivere in spirito di perenne conversione, per andare incontro ai giovani più bisognosi di oggi.