Dato il clima di insicurezza e di paura che il Paese sta vivendo, il lavoro dell’accompagnamento salesiano assume maggiore rilevanza affinché i giovani non perdano la speranza, non si sentano non protetti e possano contare su un amico nel cammino della vita. Quelle che seguono sono le testimonianze di due educatori che vivono con passione questa missione di accompagnamento.
“Essere parte della Scuola di Accompagnamento mi ha permesso di conoscere meglio la spiritualità di Don Bosco e l’importanza di rispondere ai segni dei tempi. In questo processo ho imparato di più sulle caratteristiche fondamentali dei salesiani, come la gioia, la vicinanza e, soprattutto, l’importanza di trattare i giovani con amorevolezza. Ho anche capito che per accompagnarli non dobbiamo necessariamente portarli in cappella, in ritiro o ad un incontro, ma che possiamo farlo nella loro vita quotidiana, perché è lì che possono incontrare Dio” dice Jenny Chimbo, insegnante presso l’Unità Educativa “Sánchez y Cifuentes”.
E aggiunge ancora: “Al momento sto accompagnando due giovani e vedo che, quando offriamo loro un accompagnamento confessionale o religioso, a volte non sono interessati, ma quando offriamo loro un accompagnamento nella vita quotidiana, sono felici di accettare. Il valore principale è che i giovani possano contare su qualcuno nel cammino che stanno percorrendo. Data la situazione che stiamo vivendo, abbiamo lavorato a scuola e con le famiglie per prenderci più cura di noi stessi. Inoltre, nel mio lavoro di insegnante, accompagno i giovani affinché sappiano adottare misure preventive per la vita, imparando a discernere dove vanno, con chi e di chi si circondano”.
Da parte sua, José Luis Ponce, insegnante presso l’Unità Educativa “Santo Tomás Apóstol” di Riobamba, afferma: “L’esperienza della Scuola Salesiana di Accompagnamento mi ha permesso di individuare l’importanza di stare vicino ai ragazzi e di essere vicino a Dio. La cosa più importante del corso è stata quella di guardare alla nostra vita spirituale e di essere vicini ai minori senza giudicarli, senza stereotipi; per poterli accompagnare comprendendo la loro realtà, la loro vita quotidiana. Questo periodo di formazione mi ha permesso di capire che, quando facciamo le cose con amore, permettiamo al cuore dei giovani di aprirsi, e l’empatia ci permette di capirli e amarli. Questi due valori sono complementari nel lavoro pastorale e i ragazzi iniziano a provare fiducia verso qualcuno che li ama”.
“Nel contesto attuale - conclude l’educatore salesiano - la sfida è stata quella di mostrare un equilibrio affinché i giovani non perdessero la speranza. Accompagnare un giovane in un contesto normale è già complicato, ancor di più lo è laddove vengono normalizzate la violenza e la paura. È stato un compito difficile, ma come accompagnatori ed educatori finiamo per essere una fonte d’acqua per questi ragazzi che hanno sete di qualcuno che li ascolti, che li guardi, che condivida la speranza e trasmetta la gioia. Siamo figli di un sognatore e la cosa più importante nell’accompagnamento è lavorare insieme ai giovani perché i loro sogni non rimangano solo idee, ma diventino realtà – proprio come faceva Don Bosco”.