Prima della pandemia, il Centro Congressi di Anaheim accoglieva circa 40.000 partecipanti. Oggi i numeri dei presenti sono in via di ricostruzione, ma la vitalità spirituale di questo Congresso non è mai venuta meno. A sostegno di questa straordinaria esperienza, i salesiani dell’Ispettoria “Sant’Andrea” degli Stati Uniti Ovest (SUO), hanno sviluppato un padiglione espositivo, che viene mantenuto da oltre trent’anni, all’interno dello spazio espositivo del Congresso, che serve a condividere la filosofia educativa di San Giovanni Bosco e offre ai visitatori vari modi per conoscerne e sperimentarne il suo Sistema Preventivo.

Quest’anno sono state molte le personalità che hanno dato il proprio contributo presso il padiglione salesiano. Don Alejandro Rodriguez, SDB, ha offerto nuove e accessibili risorse sulla leadership e sul Sistema Preventivo in spagnolo e in inglese. Sempre in entrambe le lingue, suor Mary Greenan, FMA, ha presentato una risorsa di valutazione per vivere il Sistema Preventivo sia a scuola, sia in famiglia.

Le conversazioni sulla filosofia educativa di San Giovanni Bosco sono state inoltre supportate dalla presenza del Delegato ispettoriale per la Pastorale Giovanile, don Fabián Cardenas, del Delegato per le Vocazioni, don Vien Nguyen, del Delegato per la Comunicazione Sociale, don Peter Duoc Le, e del Coordinatore Scolastico Ispettoriale, don Alphonse Giao Vu. Era presente anche Diane Gihring, Direttrice della “Saint John Bosco Global”, la quale ha parlato dell’opportunità di seguire corsi di teologia online grazie alla Scuola Superiore “St. John Bosco” di Bellflower, California. In questa edizione, inoltre, erano presenti anche dei rappresentanti dei Salesiani Cooperatori che, grazie a diverse iniziative, hanno invitato i visitatori a condividere quali siano i loro sogni per i giovani.

Nella giornata di venerdì 16 febbraio, è intervenuto al Congresso anche Juan Carlos Montenegro, laico della Famiglia Salesiana e membro del Comitato Consultivo del Servizio di Volontariato Missionario Salesiano, che ha tenuto un illuminante seminario, durante il quale ha affrontato gli aspetti fondamentali del processo di evangelizzazione e ha messo in evidenza una preoccupazione urgente: la necessità di coltivare una relazione personale con Gesù Cristo.

Da anni, Montenegro è impegnato nella Pastorale Giovanile e nel lavoro missionario e la sua stretta collaborazione con vari gruppi di giovani, compresi quelli che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima, gli ha permesso di trarre importanti insegnamenti nel campo dell’evangelizzazione. Montenegro ha affrontato la sorprendente realtà che molti giovani che partecipano ai ritiri per la Cresima non sono sicuri della loro fede o proprio non credono in Dio.

Montenegro ha quindi spiegato che non si deve dare per scontato che i giovani abbiano già avuto un incontro personale con Cristo, ma che, al contrario, si deve dare loro una testimonianza dell’amore e della carità. Ha sostenuto, infatti, che dando esempi concreti di ascolto e dialogo, mostrando come essere gentili con le persone nelle questioni ordinarie della vita quotidiana e passando del tempo con loro, i giovani si aprono al dialogo e al confronto. Un approccio, dunque, che può trasformare l’esperienza della catechesi sacramentale da mera istruzione religiosa a un incontro vitale con la persona di Gesù Cristo.

La sessione, seguita da quasi mille partecipanti, è servita come appello a tutte le comunità pastorali a rivalutare il loro approccio all’evangelizzazione, ispirandole a riscoprire la bellezza e l’urgenza della testimonianza viva del Vangelo tra i giovani di oggi.

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