Vaticano – Migrante, parente di tutti i poveri, salesiano coadiutore e intercessore per le vocazioni: Papa Francesco tratteggia la figura di Artemide Zatti

08 Ottobre 2022
Foto © Vatican Media

(ANS – Città del Vaticano) – Una conoscenza dettagliata, precisa, puntuale e personale: è quella che Papa Francesco ha dato mostra di avere in merito all’ormai prossimo santo Artemide Zatti. Intervenuto alla cerimonia in programma in aula “Paolo VI” alla vigilia della canonizzazione, ha offerto a fedeli e pellegrini un accurato profilo di Zatti come migrante, parente di tutti i poveri, salesiano coadiutore e intercessore per le vocazioni.

Accolto dall’entusiasmo generale di tutti i fedeli presenti, mentre il coro diretto da don Francesco de Ruvo, SDB, intonava il celebre canto salesiano Giù da’ Colli, il Santo Padre ha poi ricevuto il saluto del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, che lo ha ringraziato per aver concesso questa speciale udienza ai pellegrini e ai devoti di Zatti.

Successivamente il Pontefice ha dato avvio al suo intervento, ed è partito dalla figura di Zatti come migrante. Mentre nel contesto delle migrazioni del XIX secolo tanti migranti perdevano con le radici anche la loro fede, gli Zatti si mantennero invece fedeli. “La partecipazione alla vita della comunità cristiana, i rapporti cordiali con i sacerdoti, la preghiera comune in casa, la frequenza dei sacramenti non vennero meno. Artemide crebbe in un ottimo ambiente cristiano”. Ecco perché, dopo averli conosciuti a Bahía Blanca, Zatti maturò poi la decisione di entrare lui stesso tra i salesiani.

Descrivendo Zatti alla luce del soprannome che gli venne dato già in vita di “partente di tutti i poveri”, Papa Francesco ha poi ricordato il suo zelo instancabile verso tutti i malati, frutto di quella promessa fatta in gioventù dopo essere stato a sua volta guarito dalla tubercolosi. “In quel fazzoletto di terra patagonica, dove scorre la vita del nostro Beato – ha commentato il Pontefice con delle parole di grande delicatezza – è stata riscritta una pagina del Vangelo: il Buon Samaritano ha trovato in lui cuore, mani e passione, anzitutto per i piccoli, i poveri, i peccatori, gli ultimi”. E ha proseguito ancora: “Così un ospedale è diventato la ‘Locanda del Padre’, segno di una Chiesa che vuole essere ricca di doni di umanità e di Grazia, dimora del comandamento dell’amore di Dio e del fratello, luogo di salute quale pegno di salvezza”.

Era proprio l’unità con Dio che gli permetteva di agire come fece per i bisognosi: “Il lavoro intenso e l’infaticabile disponibilità per i bisogni dei poveri erano animati da una profonda unione con il Signore: la preghiera costante, l’adorazione eucaristica prolungata, la preghiera del rosario. Artemide è un uomo di comunione, che sa lavorare con gli altri: suore, medici, infermiere; e con il suo esempio e il suo consiglio forma le persone, plasma le coscienze, converte i cuori” ha spiegato ancora.

Zatti come coadiutore è stato il terzo aspetto messo in luce da Papa Francesco. Ha citato le parole di Zatti che danno forma al motto della canonizzazione – Credetti, Promisi, Guarii – e l’episodio in cui Zatti stesso le pronunciò. Per Zatti tali parole esprimevano un programma di vita, una vita che, come ha osservato il Papa, una volta “riavuta non è più sua proprietà, ma è tutta per i poveri”, ed egli visse questa missione in comunione con i confratelli salesiani: “è il primo ad essere presente ai momenti comunitari, con la sua gioia e simpatia anima la fraternità”.

Da ultimo, il Santo Padre, che da Superiore Provinciale dei Gesuiti d’Argentina promosse novene e preghiere per impetrare attraverso Artemide Zatti nuove vocazioni di fratelli consacrati, ha sottolineato il ruolo di Zatti come intercessore, riportando la sua testimonianza diretta.

E concludendo, il Papa ha infine ribadito il valore testimoniale ed operativo della consacrazione dei coadiutori, una vocazione scelta con piena consapevolezza e vissuta fino in fondo dal futuro santo. “I fratelli hanno un carisma speciale che si alimenta nella preghiera e nel lavoro. E fanno bene a tutto il corpo della Congregazione. Sono persone di pietà, sono allegri, lavoratori. In essi non si vedono ‘complessi di inferiorità’ per il fatto di non essere sacerdoti, e non aspirano a diventare diaconi. Sono consapevoli della loro vocazione e la vogliono così” ha affermato con nitidezza il Papa, prima di impartire a tutti la benedizione apostolica e di uscire dall’aula Paolo VI accompagnato dal saluto festante di tutti i fedeli.

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