Il salesiano, intervistato dal quotidiano “Messaggero Veneto”, ha sottolineato i diversi significati che avrà tale visita: “È anzitutto un gesto di vicinanza alla famiglia, che è stata contattata dal Quirinale. Una perdita come quella di Lorenzo non si può colmare, ha rappresentato per noi un dolore lacerante, profondo, una situazione umanamente irrimediabile…”
Al tempo stesso, aggiunge, “è un gesto alto, nobile, di grande vicinanza alla scuola. Siamo felici che il Presidente possa visitare il nostro istituto, toccare con mano il modello della formazione professionale”. E per questo don Teston e tutta la comunità educativa stanno organizzando quel momento facendo in modo che Mattarella possa “capire il desiderio di bene che cerchiamo di concretizzare con i nostri percorsi professionali indirizzati a ragazzi che fanno fatica nel mondo dell’istruzione tradizionale o che, magari, hanno altre abilità sulle quali costruire un futuro”.
Da parte della scuola c’è anche grande attenzione al ricordo di Lorenzo Parelli. Al “Bearzi” ci sono già varie proposte per omaggiarne il ricordo, ma l’intenzione è quella di muoversi solo in accordo alla volontà della famiglia. “La titolarità della memoria di Lorenzo è della famiglia – riflette don Teston –. Noi come istituto li appoggiamo e siamo stati impegnati, in queste settimane difficili, a collaborare con Regione, enti e parti datoriali per avviare una riflessione organica sul percorso duale e sui percorsi degli studenti in azienda. Onoriamo così Lorenzo, ci sembra il modo più concreto e corretto”.
La morte di un giovane allievo, tanto più quando è improvvisa, inevitabilmente dà motivo di riflettere a tutti i membri della comunità educativa, specie agli amici e ai compagni di scuola del giovane prematuramente scomparso. La scuola salesiana non si è sottratta al suo compito di accompagnamento di elaborazione del lutto: “È stato un evento deflagrante. A partire dal giorno della tragedia abbiamo riflettuto sul senso della vita, avviato percorsi di supporto psicologico ad hoc per il gruppo classe e per i ragazzi che lo richiedevano. Quanto accaduto ha suscitato tante domande, dialogo, riflessione, soprattutto tra gli studenti più grandi” conclude don Teston.
Fonte: Messaggero Veneto