Nel noviziato, ho espresso il mio desiderio missionario al Maestro dei Novizi, e poi, durante i tre anni di filosofia, parlavo sempre con il Direttore di questo mio desiderio di essere missionario ad gentes, e lui mi ha guidato e accompagnato a discernere la mia vocazione missionaria salesiana.
Nel 2012, il Rettor Maggiore mi ha inviato in Venezuela e dopo 6 mesi di studio dello spagnolo, sono stato inviato in Amazonas dove ho lavorato per 2 anni come tirocinante. La mia vita tra le popolazioni indigene era segnata da continue sorprese a motivo della differenza negli alimenti, della lingua, delle cose di ogni giorno, in una parola per la differenza culturale. Vivere insieme in quel nuovo contesto, nei primi mesi mi ha causato lo shock culturale, e sono successe cose che non avrei mai potuto immaginare nella mia vita.
Prima di andare in Amazonia, molte persone mi hanno raccomandato di non aver paura dello shock culturale, ma quando l’ho sperimentato, ho vissuto una situazione di “stress” a causa delle difficoltà a parlare, a comunicare… nella nuova lingua.
Giorno dopo giorno, con l’aiuto e l’animazione dei confratelli salesiani, con la vicinanza e l’essere accolto bene dalle persone nelle Amazonas, ho fatto lo sforzo per affrontare questo shock e soprattutto, ho riletto il diario che avevo scritto durante il corso per i nuovi missionari a Roma nel settembre 2011. L’ho ripreso, riflettuto e condiviso le mie esperienze e le mie riflessioni. Queste mi hanno aiutato molto a stare calmo nei momenti difficili. Poco a poco ho potuto affrontare tranquillamente lo shock culturale e riconoscere chiaramente la grazia infinita di Dio per me; Lui è sempre con me in tutte le situazioni e circostanze. Sono convinto che la vita di preghiera e l’unione con Dio sono veramente importanti, perché sono le fonti delle motivazioni che ci aiutano a superare i momenti difficili della nostra vita.
Mi sento felice e soddisfatto come missionario nelle Amazonas tra i popoli indigeni: i Piarora e i Jivi. “Il missionario salesiano assume i valori di questi popoli e condivide le loro ansie e speranze” (C, 30). Riconosco che la cultura di questi popoli è una cultura ricca e impressionante. Sono stati una parte della mia vita missionaria. Mentre cammino con loro riconosco sempre di più la chiamata che Dio mi ha fatto.