Nel suo messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2019 Papa Francesco illustra come la dimensione dell’apostolato missionario tocchi ogni battezzato: “Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come dono nel Battesimo … E questa vita divina non è un prodotto da vendere – noi non facciamo proselitismo – ma una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr. Mt 10,8)”.
Oggi nel mondo sono tanti i missionari che, nello stile di Don Bosco, hanno deciso di spendere tutta la loro vita per la diffusione del Vangelo. Alcuni di essi hanno condiviso delle riflessioni su questo “mese missionario straordinario”.
“Nel nostro piccolo – condivide don Felice Molino, missionario in Kenya – penso al nostro impegno tra i ragazzi di strada, tra la gente che vive in zone desertiche, o alle parrocchie povere dove, un anno no e due sì, la gente fa ricorso alla Chiesa per trovare cibo durante la carestia. Od ancora il nostro impegno con oltre 5.000 giovani e bambini nel campo profughi al nord del Paese. Penso ai nostri dispensari medici, ancora di salvezza per i malati ridotti in miseria. E poi le scuole… Gesù arriva agli ultimi in questo modo. ‘Buona notizia’ ai poveri! … E quasi tutto senza parole, ma con tanti fatti. Così vuole la Chiesa, così voleva San Francesco e così ha fatto e fa Don Bosco nel mondo. Missione non è solo andare, è soprattutto fare e fare con amore e per amore”.
“La vita missionaria è disponibilità a lasciare tutto ed iniziare da capo per vivere accanto a persone più povere, più esposte o ignorate. La vita missionaria è alimentata dalla preghiera e risposta all’amore di Dio che è nei più poveri. È come restituire il doppio del grande amore ricevuto da Dio (i talenti) al Datore di questo amore, a Lui che vive nei più poveri” gli fa eco dalla Cambogia il salesiano coadiutore Roberto Panetto.
Don Italo Spagnolo, impegnato in Nigeria, conclude con una riflessione a partire dalla sua esperienza personale: “Quando vado all’incontro dei preti della diocesi sono l’unico ‘uomo bianco’, forse l’ultimo missionario bianco! Ma non mi sento un estraneo, mi trovo estremamente felice, rispettato e addirittura, ossequiato. E ho compreso perché l’anno scorso il nostro vescovo emerito ha voluto solennizzare in cattedrale il 50° della mia ordinazione sacerdotale. Voleva esprimere la riconoscenza della Chiesa di Ijebu-Ode a tutti i missionari che hanno portato la fede, la tradizione, i valori e le ricchezze spirituali e materiali della Chiesa Cattolica in questa terra! (…) Se oggi la Chiesa d’Africa gode del fiorire di seminari e case religiose, lo si deve all’ispirazione e allo slancio apostolico di Benedetto XV, che ha rilanciato l’impegno missionario della Chiesa dopo la tremenda esperienza della Prima Guerra Mondiale”.
Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.missionidonbosco.org