di Jorge Eduardo Arellano
Fino ad allora aveva trascorso un’esistenza mondana, spavalda e libertina, dedicandosi a conquiste galanti a Parigi, interessato solo all’amore sensuale. Poi, improvvisamente divenne silenzioso e meditabondo. Sentendo una voce dentro di sé, cominciò a preoccuparsi per la salvezza della sua anima: sembrava come illuminato, come se avesse ricevuto la luce della conversione.
Emise la sua professione come Salesiano a Sant Vicenç dels Horts, vicino Barcellona, in Spagna, il 22 ottobre 1896. Non optò per il sacerdozio, un privilegio che considerava troppo grande per sé, aspirando solo a servire. Preferì essere Salesiano Coadiutore. Don Michele Rua, il I Successore di Don Bosco, gli aveva detto a Torino il terzo giorno della Novena che recitavano perché fosse illuminato nella scelta del suo nuovo stato di vita: “Maria Ausiliatrice vuole che tu sia Salesiano Coadiutore”.
Da quel momento il sig. Sequeira Arellano rimase lo stesso di sempre: calmo, caritatevole, geloso della sua coscienza e della sua non comune pietà illuminata.
Al principio della sua consacrazione a Dio, il suo Superiore lo nominò bibliotecario, ma Narciso chiese presto che gli dessero un ruolo più umile. Allora gli assegnarono il compito di correttore di bozze nella tipografia e lui vi lavorò tenacemente. Trasferito alla casa di Siviglia, scelse di occuparsi della portineria e fu, per molto tempo, il portiere ideale secondo i regolamenti.
Il sig. Sequeira Arellano trascorse trent’anni di vita santa, servendo tutti coloro che lo conoscevano: allegro e cortese, sempre umilmente vestito e trattava tutti come suoi superiori. “Era edificante vederlo svolgere qualsiasi incarico senza mai ostentare la sua vastissima cultura e i suoi nobili natali” disse di lui don Gioacchino Bressan il 28 settembre 1923, data della morte del salesiano nicaraguense.
“Nella sua ultima e breve infermità – prosegue la lettera mortuaria redatta da don Bressan – si mostrò gentile e riconoscente di tutto e le sue labbra pronunciavano frequentemente brevi giaculatorie. Già esausto e privato dell’uso della parola, fece uno sforzo supremo per portare alla bocca e baciare il crocifisso. La sua vita era una preghiera costante, un omaggio ai suoi concittadini del Nicaragua”.
Fonte: El Nuevo Diario